
Donald Trump - ANSA
Alla sbarra per aver messo in pericolo il Paese che era stato eletto per difendere. Le accuse federali che Donald Trump si è visto imputare ieri a Miami sono pesanti. L'ex presidente avrebbe violato la legge contro lo spionaggio e ostruito la giustizia. La città della “sua” Florida era blindata, ma le manifestazioni dei sostenitori del tycoon non hanno scatenato una temuta come quella che aveva invaso il Congresso a Washington nel 2021 dopo la vittoria di Joe Biden.
Prima di entrare in tribunale, l'ex capo della Casa Bianca ha sbrigato le pratiche di un comune cittadino: impronte digitali, compilazione di moduli, presentazione di documenti d’identità. Niente foto segnaletiche né manette, però, per evitare strumentalizzazioni o spettacolarizzazioni.
In aula, tutto è proceduto alla svelta e lontano dalle telecamere. Dopo la lettura dei 37 capi d’imputazione, Trump, come preannunciato, si è dichiarato «non colpevole». E ha lasciato la Corte senza misure di custodia. Aveva passato gli ultimi due giorni a cercare, senza successo, due avvocati che rimpiazzino i legali personali che lo hanno mollato non appena presa visione del documento accusatorio, che sembra provare che Trump sapesse di maneggiare documenti top secret e se ne fosse vantato. Con lui in aula ieri c’erano gli avvocati Todd Blanche e l'ex ministro alla Giustizia della Florida Chris Kise, ma potrebbero non essere loro a seguire il processo perché sembra abbiano disaccordi con il loro cliente sulla strategia difensiva da seguire.
Come lo scorso aprile, quando la sera prima della comparizione in tribunale a New York per il caso del pagamento in nero alla pornostar Story Daniels si fece vedere a cena a Mar-a-Lago, il tycoon lunedì sera ha ostentato tranquillità cenando nel suo resort di Miami, il Doral, in compagnia dei suoi avvocati e dell'assistente Walt Nauta. Questi, un 40enne reduce della Marina Usa, ieri era a fianco del suo capo perché deve rispondere di sei capi d'imputazione nell'ambito dell'indagine sui documenti segreti custoditi a Mar-a-Lago, tra i quali cospirazione e false dichiarazioni. In particolare, è accusato di aver spostato e nascosto scatoloni di documenti, su ordine di Trump, dopo che il dipartimento di Giustizia ne aveva chiesto la restituzione. Il suo boss lo ha difeso su Truth definendolo «un coraggioso patriota» ma per il procuratore speciale Jack Smith — pure ieri in tribunale — Nauta è colpevole di aver mentito al Fbi.
Poco prima di arrivare in aula Trump è tornato ad attaccare sia Smith che il dipartimento di Giustizia, definendo il primo un «delinquente estremista di destra» e il secondo «corrotto e nelle mani di Biden». Dopo la comparizione Trump è tornato in New Jersey da dove, nel suo fortino di Bedminster, avrebbe pronunciato un discorso politico alla presenza di molti donatori e personaggi politici. Non sembra ci sarà la moglie Melania che, come è successo per la prima incriminazione, mantiene le distanze dal marito.
Intanto, gli esperti cercano di prevedere gli effetti che la saga giudiziaria di Trump avrà sulle elezioni presidenziali del prossimo anno. L’incriminazione a New York per ora lo ha rafforzato nei sondaggi. Secondo una recente rilevazione, però, il 65% degli americani considera «un grave crimine» aver sottratto documenti dalla Casa Bianca. In ogni caso, dal punto di vista legale l’incriminazione non limita la possibilità dell'ex presidente di partecipare alla corsa elettorale.