venerdì 8 gennaio 2021
Il senatore repubblicano Tom Cotton, che per 4 anni ha sostenuto il leader, ora lo scarica: «Ha ripetuto accuse di frodi non provate dai fatti e non ha condannato le violenze»
Il senatore repubblicano Tom Cotton

Il senatore repubblicano Tom Cotton - Wikimedia

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Tom Cotton, eletto in Arkansas due volte come deputato e una come senatore, negli ultimi quattro anni ha sostenuto in Congresso le proposte di Donald Trump nel 90% dei casi. L’ultima volta che si è allineato con il presidente è stato il 28 dicembre scorso. Ora sembra aver cambiato idea.

Senatore Cotton, pensava che si sarebbe arrivati al caos di ieri notte?
Quello che è successo ieri è il risultato delle affermazioni fuorvianti fatte delle ultime settimane, sia dal presidente che da decine di deputati e senatori del Grand old party. Hanno infiammato gli animi facendo credere ai loro sostenitori che sollevare obiezioni alla certificazione dei voti in Congresso avrebbe potuto capovolgere il risultato delle elezioni.

Ma non è mai stato così…
No, le mozioni che hanno presentato non avevano alcuna possibilità di essere approvate. Non solo. Sono andate oltre il potere costituzionale del Congresso. I padri fondatori della nostra nazione hanno affidato la gestione delle elezioni agli Stati, non al Congresso, e la scelta del presidente al popolo, attraverso il collegio elettorale, non al Congresso. Inoltre le uniche istituzioni che hanno il potere di prendere decisioni su eventuali controversie relative ai risultati elettorali sono i tribunali. Secondo la Costituzione, il potere del Congresso è limitato al conteggio dei voti elettorali presentati dagli Stati. Il presidente avrebbe dovuto accettare la sconfitta. Il rischio di un tale accanimento è distruggere la reputazione del partito di fronte agli americani.

Pensa che Trump abbia istigato la violenza e che ne porti la responsabilità?
Sì, ha ripetuto accuse di frodi non corroborate dai fatti per due mesi e ieri non ha condannato il ricorso alla violenza.

Pensa che Trump abbia ancora un futuro politico negli Stati Uniti?
Non lo so, ma sono certo che il partito repubblicano in questo momento dovrebbe prendere le distanze da un presidente che non adempie al suo ruolo costituzionale di difendere le istituzioni.

È un giudizio forte da parte di un senatore che come lei ha sostenuto Trump per 4 anni. Pensa che il Congresso dovrebbe cercare di rimuovere Trump dal potere prima della fine del suo mandato, il 20 gennaio?
Penso che il Congresso ora debba concentrarsi sul lavoro che ha davanti. Come repubblicani, dobbiamo impedire che i democratici, che hanno ottenuto il controllo di entrambe le Camere, portino avanti una piattaforma radicale. Sono grato per ciò che il presidente ha realizzato ed è per questo che ho fatto una campagna energica per la sua rielezione. Ma è ora che si faccia da parte. Il partito repubblicano deve essere fedele alla nazione e alle istituzioni democratiche, prima ancora che al suo leader. Molti colleghi non l’hanno fatto, sperando di fare leva sulla rabbia dei loro sostenitori per riempire i loro forzieri elettorali. Ma penso che pagheranno un prezzo caro per le loro azioni.

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