venerdì 27 settembre 2019
L'episodio avvenne nello Stato meridionale di Guerrero: le indagini si trovano in un "vicolo cieco" e le autorità sanno solo offrire una taglia a chi fornirà informazioni. Migliaia in piazza
La marcia a Città del Messico per chiedere la verità sulla scomparsa dei 43 ragazzi nel Guerrero (Ansa)

La marcia a Città del Messico per chiedere la verità sulla scomparsa dei 43 ragazzi nel Guerrero (Ansa)

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A cinque anni dalla "notte tragica" in cui scomparvero nel nulla in Messico 43 studenti nello Stato meridionale di Guerrero, le indagini si trovano in un "vicolo cieco" e in un clima di grande confusione.
Ieri, ed ancora oggi, genitori, famigliari e amici dei giovani 'desaparecidos' sono scesi in piazza a Città del Messico per ricordare la ricorrenza e chiedere giustizia, sottolineando che "abbiamo ancora la speranza di ritrovarli vivi".
Il governo del presidente Andrés Manuel López Obrador ha stimolato un nuovo slancio per le indagini, però fino ad oggi sono ancora molti di più gli interrogativi che le risposte su quanto realmente accadde nel 2014 ai '43 ragazzi di Ayotzinapà. L'arresto e la successiva sparizione di quegli studenti ha rappresentato uno dei momenti forti della tragedia sociale che il Messico vive da quando il governo dell'ex presidente Felipe Calderón lanciò la sua fallita offensiva antidroga, che ha avuto un bilancio di 270.000 morti e 40.000 'desaparecidos'. Dai pochi punti certi dell'inchiesta svolta emerge che i giovani si erano impadroniti di vari autobus per recarsi nella capitale dove volevano partecipare alle proteste in ricordo di un massacro di studenti nel 1968.

Ma quando giunsero nella località di Iguala furono fermati da agenti della polizia che, secondo testimoni, li trasferirono nella vicina città di Cocula. Qui, secondo il rapporto dell'allora procuratore generale, Jesús Murillo, il gruppo fu consegnato all'organizzazione 'Guerreros Unidos' perché si presumeva che fosse vincolato con la banda nemica di questa, 'Los Rojos', o che avevano nell'autobus un carico di droga o di armi. Sempre secondo quelle indagini, i cadaveri degli studenti furono bruciati in una discarica di Cocula, però le ricerche hanno evidenziato che i resti ossei trovati non corrispondono, salvo in un unico caso, agli studenti scomparsi. Infine, il sottosegretario ai Diritti umani del governo, Alejandro Encinas. ha annunciato oggi una ricompensa di 1,5 milioni di pesos (70.000 euro) a chi dia informazioni utili a chiarire l'accaduto, e una seconda di 10 milioni (466.000 euro) a chi fornirà informazioni su una persona identificata come Alejandro Tenescalco, presunto responsabile della scomparsa degli studenti, attualmente latitante.


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