venerdì 9 dicembre 2016
La Corte interamericana per i diritti umani esaminerà il caso di tre giovani scomparsi nel 2009. Sono trascorsi dieci anni dall'inizio del «conflitto che non c'è», il più lungo del XXI secolo
Corteo dei familiari dei desaparecidos in Messico

Corteo dei familiari dei desaparecidos in Messico

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Domenica saranno trascorsi esattamente dieci anni dall’inizio della “guerra che non c’è”. Per lo Stato, ufficialmente, in Messico non c’è conflitto, bensì un problema di criminalità. Di tutt’altro parere gli esperti internazionali che non esitano a definire l’esplosione di violenza record in atto, la più lunga guerra civile del XXI secolo. Uno scontro bellico a tutti gli effetti, in cui almeno 200mila persone sono rimaste uccise, altre 28mila sono scomparse.

Giustizia per le vittime

Per la prima volta, ora, tre vittime potranno ottenere giustizia di fronte a una corte internazionale. La Corte interamericana per i diritti umani esaminerà il caso di tre desaparecidos – Rocío Irene Alvarado Reyes, Nitza Paola Alvarado Espinoza e José Ángel Alvarado Herrera - spariti il 29 dicembre 2009, nel municipio di Buenaventura, in Chihuahua. I giovani, secondo i periti del tribunale, sono stati portati via con la complicità della polizia locale, dunque lo Stato è chiamato a risponderne.

Dieci anni di violenza

Una prassi drammaticamente diffusa, denunciano i familiari dei desaparecidos, finora sempre negata dalle autorità. Da qui l’importanza della decisione della Corte che porta in aula i crimini della narcoguerra, come viene chiamato il conflitto in corso nel Paese. La spirale di barbarie è cominciata l’11 dicembre 2006, quando l’allora presidente Felipe Calderón decise di schierare l’esercito contro i cartelli della droga. La strategia non ha sgominato questi ultimi, che operano con la complicità di pezzi di istituzioni corrotte. Ha, al contrario, fatto esplodere la violenza. Il cambio di governo, nel 2012, con l’elezione alla presidenza di Enrique Peña Nieto, non ha messo fine al conflitto, come ha dimostrato l’emblematica sparizione di 43 studenti a Iguala, il 26 settembre 2014.

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