
Giorgia Meloni al Consiglio Europeo
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato questa mattina a Bruxelles, per la prima volta dall'inizio dell'invasione russa un anno fa, per parlare di persona ai capi di Stato e di governo dell'Ue, che si riuniscono per un Consiglio Europeo straordinario focalizzato su temi economici e migratori. All'arrivo all'Europa Building la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, ha criticato l'invito da parte del presidente francese Emmanuel Macron a Zelensky, per il vertice tenutosi ieri sera a Parigi con la Germania del cancelliere Olaf Scholz e che ha visto esclusa l'Italia: «E' stato inopportuno, la nostra forza deve essere l'unità», ha detto arrivando per l'apertura dei lavori. Secca e immediata è stata la replica di Macron: «Non ho commenti da fare» sulle dichiarazioni della Meloni, «ho voluto ricevere il presidente Zelensky con il cancelliere Scholz, penso che eravamo nel nostro ruolo. La Germania e la Francia, come sapete, hanno un ruolo particolare da otto anni sulla questione» dell'Ucraina, «perché - ha aggiunto - abbiamo anche condotto insieme questo processo, penso che stia anche a Zelensky scegliere il formato che vuole».
Il Consiglio Ue non inizia nel migliore dei modi per la premier, dunque. E dopo lo sfogo mattutino, la giornata bruxellese della premier è segnata dal tentativo di avere un confronto diretto con Zelensky, per allontanare lo spettro di un isolamento italiano. Il punto è che in mattinata si comprende che il bilaterale annunciato ieri sera da Palazzo Chigi non si terrà. Durante i lavori mattutini del Consiglio Ue, infatti, la premier riesce solo a strappare un saluto e un breve colloquio con il presidente ucraino. Nel pomeriggio, invece, Zelensky incontra i leader a gruppi: l'Italia capita nel "multilaterale" con Kiev insieme a Spagna, Polonia, Romania, Olanda e Svezia. A margine di questo minivertice, secondo quanto si è appreso in seguito da fonti italiane, Zelensky avrebbe chiesto a Meloni di fermarsi per un colloquio a due. L'intera vicenda, tuttavia, ha assunto lungo la giornata i contorni di un pasticcio.
La sostanza è che il summit di Parigi di ieri sera tra Zelensky, Macron e Scholz, alla vigilia del Consiglio Ue, ha creato imbarazzi veri a Palazzo Chigi. Sulle prime, la reazione dello staff di Giorgia Meloni aveva teso a ridimensionare l’assenza della premier: «I contatti con Kiev e Zelensky sono continui», si rassicurava. Poi, però, alla luce degli affondi dell’opposizione, che evidenziavano la nuova esclusione dell’Italia, la presidenza del Consiglio era passata al contrattacco e aveva annunciato, per stamattina a Bruxelles, un bilaterale con lo stesso Zelensky «a margine» del Consiglio Ue. Bilaterale che poi non c'è stato, sostituito dalla formula del colloquio a due a margine del colloquio con altri cinque Paesi. Si intravede tuttavia l'intenzione della premier di evidenziare come quello di Parigi sia stato una sorta di "sgarbo" di Macron, che però non incide sul rapporto Roma-Kiev e sulla posizione internazionale dell'Italia.
Tuttavia, proprio la parte tedesca, nell’annunciare la presenza di Scholz nella capitale francese alla vigilia del Consiglio Ue, aveva ricordato che l’ultimo incontro di persona con Zelensky era avvenuto a Kiev a giugno, insieme a Macron e all’ex premier italiano Mario Draghi. Insomma, il confronto tra il vecchio e il nuovo corso di Palazzo Chigi viene su in modo spontaneo. E le opposizioni, come detto, incalzano. «Manca qualcuno a Parigi?», si chiedeva ironicamente ieri sera Osvaldo Napoli per il Terzo polo. Ma anche nel Pd e in M5s si evidenzia il mancato invito a Parigi per Meloni.
Il colloquio di oggi con Zelensky consente in ogni caso a Giorgia Meloni di riaffermare l’impegno dell’Italia a fianco all’Ucraina e la stesura, a breve, del sesto decreto interministeriale per l’invio di armi, dispositivo atteso da tempo che dovrebbe includere gli attesi - da Kiev - sistemi antiaereo Samp-T, che Roma sta allestendo in collaborazione con la Francia. Il colloquio dovrebbe inoltre essere un passo intermedio verso la visita di Meloni a Kiev, che la premier vorrebbe svolgere prima del 24 febbraio - data in cui, l’anno scorso, la Russia ha avviato l’aggressione del territorio ucraino - . Tuttavia, la data della missione della premier in Ucraina resterà secretata sino alle ultime ore per motivi di sicurezza. Il faccia a faccia con Zelensky dovrebbe anche dissolvere le nubi che si sono affacciate nei rapporti con Kiev nelle ultime settimane, sia per la definizione in tempi “larghi” del nuovo invio di armi sia per le polemiche relative alla presenza di Zelensky a Sanremo. E pesa anche il ritorno di distinguo nella maggioranza sulla linea di politica estera, specie sul fronte Lega. Di certo il vertice anticipato di Parigi non rende più sereno il Consiglio Ue iniziato oggi, dato che le mosse anticipate di Francia e Germania non creano imbarazzo solo a Roma, ma anche nelle istituzioni di Bruxelles e nelle altre cancellerie europee.