lunedì 3 dicembre 2012
​Le cancellerie europee e quella statunitense reagiscono alla decisione di creare 3mila nuovi alloggi per coloni in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Ma il governo israeliano è intenzionato ad andare avanti.
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"Israele continuerà a mettere in sicurezza i suoi interessi vitali anche di fronte alla pressione internazionale. La decisione resta in piedi". Così una fonte dell'ufficio del premier Benyamin Netanyahu ha replicato alle proteste internazionali sulla decisione di costruire 3.000 alloggi per coloni in Cisgiordania e Gerusalemme est.Italia e Francia "sono profondamente preoccupate sulla decisione di Israele sulle colonizzazioni", una preoccupazione che si riflette nella dichiarazione "ferma" di ieri dell'Alto rappresentante Ue Catherine Ashton. Lo ha detto il premier Mario Monti a Lione.In mattinata si era diffusa la notizia, poi smentita, che l'ambasciatore israeliano in Francia, Yossi Gal, era stato convocato al ministero degli Esteri. Da Londra un portavoce del Foreign Office ha sottolineato a sua volta che la Gran Bretagna ha avvertito Israele che se il governo Netanyahu andrà con i progetti appena annunciati, e soprattutto con quello relativo alla nuova area di insediamento denominata E 1 (che taglierebbe in due la Cisgiordania), ci sarà "una reazione forte". Il ministro degli Esteri britannico "ha sottolineato con chiarezza che la costruzione di questi nuovi insediamenti mette a repentaglio la soluzione dei due stati e rende più difficile il raggiungimento di progressi attraverso negoziati". Il governo tedesco, dal canto suo, "fa appello a Israele perché desista dal progetto" della costruzione di nuovi alloggi per i coloni. Lo ha detto Steffen Seibert, portavoce del governo a Berlino.Madrid si è unita a Londra e Parigi per manifestare il "profondo malessere" per le decisioni assunte da Israele e ha convocato l'ambasciatore di Israele in Spagna. Ne danno notizia fonti del ministero degli esteri.Gli Stati Uniti si oppongono a tutte le azioni unilaterali, comprese le attività di insediamento nella West Bank e la costruzione di case a Gerusalemme Est": lo afferma in una nota Mark Toner, portavoce del Dipartimento di Stato. Si tratta di azioni, spiega, "che complicano gli sforzi per rianimare i negoziati bilaterali e ilprocesso di pace". "Abbiamo detto chiaramente al governo israeliano - aggiunge - che queste azioni sono contrarie alla politica degli Usa".
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