venerdì 26 maggio 2023
Un’analisi di Amref, rilanciata in occasione dell’«Africa Day», evidenzia le carenze della narrazione giornalistica sul Continente di cui raramente vengono colte le risorse umane e la dinamicità
Secondoi l'ìOnu sono almeno 700mila gli sfollati per il conflitto in Sudan

Secondoi l'ìOnu sono almeno 700mila gli sfollati per il conflitto in Sudan - Ansa

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L’Africa resta ancora distante dai media italiani. I quali ne parlano poco e senza dare spazio a notizie di sviluppo e innovazione che possono cambiare una narrazione limitata. È quanto emerge dalla quarta edizione de “L'Africa Mediata”, rapporto presentato ieri da Amref Health Africa-Italia in occasione dell’Africa Day. Curato dall’Osservatorio di Pavia, analizza come e quanto i media italiani raccontino l’Africa. Il tratto di continuità è la marginalità della comunicazione sull’Africa e sulle persone africane e afrodiscendenti nei media “mainstream”. Eppure, vi sono potenzialità e una dinamicità che aggiungono un altro volto: per le startup tecnologiche africane rispetto al 2020, nel 2021, si è segnato un +113% per investimenti.
I risultati sono stati condizionati probabilmente dalla guerra in Ucraina, ma dai media tradizionali ai social e ai programmi di intrattenimento televisivi c’è stato un passo indietro, pur con qualche eccezione. Lo studio rileva la prevalenza di una informazione finalizzata ai temi securitari e migratori di casa nostra (“l’Africa qui”) o – molto meno – sulle guerre che da noi sono purtroppo per definizione “dimenticate”. Dall’esame della copertura complessiva dell’Africa nei sei principali quotidiani italiani (Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa) nel corso del 2022 emerge che la media di notizie sulle prime pagine è di 13 al mese, (-3 rispetto al 2021) con l’84% degli articoli relativi all’Africa “qui” (flussi migratori e sicurezza). Al top delle notizie allarmanti c’è il Giornale mentre al top di quelle “rassicuranti” c’è Avvenire. Nei notiziari del prime time e nei programmi di infotainment si accentua la tendenza alla riduzione progressiva di notizie africane. Nei 7 principali Tg analizzati sono state rilevate solo 1.174 notizie pertinenti (22% in meno rispetto al 2021), di cui tre quarti riguardanti i flussi migratori e la gestione dell’accoglienza, quindi “l’Africa qui”. L’emergenza migratoria è uno degli argomenti più trattati, soprattutto in relazione a particolari fatti, come il caso della Ocean Viking. Nel 2022 sono diminuite le news su guerra e terrorismo a favore di notizie su viaggi istituzionali di ministri in Africa, forniture di gas, COP27 ed eventi di cronaca come il caso Soumahoro. La marginalità di attenzione per il Continente viene confermata anche negli 85 programmi di infotainment analizzati su sette reti televisive: su 61.320 ore trasmesse in un anno sono stati rilevati, in calo rispetto allo scorso anno, 700 riferimenti all’Africa, in media un riferimento ogni 87 ore di programmazione. L’Africa è rappresentata come una sola realtà, priva di specificità e caratterizzata uniformemente da un futuro senza speranza. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, si nota all’interno dei programmi la presenza di una narrazione delle migrazioni che distingue tra rifugiati veri in fuga da un’invasione e profughi “di comodo”, provenienti dal continente africano. Il tutto appiattito su una narrazione spesso denotata da echi di disperazione, morte, torture, senza che siano approfonditi percorsi, storie, luoghi di appartenenza, esperienze. Mznca lo sguardo globale.
Infine l’online. Le testate che hanno dedicato maggior spazio all’innovazione sono Africa rivista e Nigrizia mentre Repubblica e Avvenire sono i quotidiani con più di un articolo sul tema. Si nota infine la tendenza a generalizzare il racconto dei processi di sviluppo al continente nel suo complesso, con una limitata focalizzazione sui singoli Paesi. L’Africa va ancora scoperta dai media italiani e dall’opinione pubblica.

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