martedì 21 giugno 2022
La scelta del caporedattore di Novaya Gazeta, premiato per la pace nel 2012. Il ricavato - 103,5 milioni di dollari - all'Unicef per sostenere i piccoli sfollati a causa del conflitti
Il premio Nobel Muratov con la medaglia d'oro

Il premio Nobel Muratov con la medaglia d'oro - Ansa

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La medaglia d'oro del Premio Nobel per la pace di Dmitry Muratov, caporedattore russo del quotidiano indipendente Novaya Gazeta, è stata battuta all'asta per 103,5 milioni di dollari. Tutta la somma andrà a beneficio dei bambini sfollati a causa della guerra in Ucraina.

Secondo Heritage Auctions, che ha gestito la vendita, tutti i proventi della vendita della medaglia - che è andata a un offerente telefonico non ancora identificato - andranno alla risposta umanitaria dell'Unicef per i bambini ucraini sfollati dalla guerra.

Muratov ha vinto il premio nel 2021 insieme alla giornalista filippina Maria Ressa, "per gli sforzi per salvaguardare la libertà di espressione".

Novaya Gazeta è stato l'unico grande giornale critico del presidente russo Vladimir Putin. A marzo, a più di un mese dall'invasione dell'Ucraina, ha sospeso le operazioni in Russia, dopo che Mosca ha adottato una legge che prevede dure pene detentive contro chiunque critichi la campagna militare del Cremlino.

La medaglia d'oro del premio Nobel Muratov

La medaglia d'oro del premio Nobel Muratov - Ansa

Ad aprile, Muratov è stato aggredito su un treno da una persona che gli ha lanciato addosso vernice a base di olio mescolata con
acetone, provocandogli ustioni agli occhi.

Dal 2000, sei giornalisti e collaboratori di Novaya Gazeta sono stati uccisi per il loro lavoro, inclusa la giornalista investigativa Anna Politkovskaya.

Muratov ha dedicato alla loro memoria il suo premio Nobel. "Questo giornale è pericoloso per la vita delle persone", ha detto Muratov all'AFP lo scorso anno. "Il messaggio più importante oggi è che le persone capiscano che è in corso una guerra e che dobbiamo aiutare le persone che soffrono di più", ha continuato, indicando in particolare i bambini delle famiglie di rifugiati.

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