venerdì 27 dicembre 2013
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EUROPA Nel nome del "laicismo" si contrasta ogni radice«Accade» che i cristiani siano apertamente avversati «anche in Paesi e ambienti che sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove di fatto i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni». La nota del Papa ieri all’Angelus fa risuonare anche i numerosi episodi in Europa, dove la negazione del cristianesimo come dimensione pubblica va dai Paesi nei quali sono banditi gli auguri di Natale, come la Gran Bretagna, a quelli dove la semplice esibizione durante un tg di una piccola croce attaccata a una catenina può costare il posto a una giornalista, com’è accaduto poco più di un mese fa in Norvegia. I cristiani sono oggi osteggiati in Francia: qui la Chiesa sta ricordando al governo Hollande, impegnato a legalizzare l’eutanasia dopo le nozze gay, che «né la Repubblica né lo Stato, né i medici sono proprietari della vita umana», come ha ammonito la vigilia di Natale l’arcivescovo di Lione cardinale Barbarin. Ma sono tempi difficili anche per i cristiani in Belgio, dove sono gruppi di credenti ad animare l’opposizione al progetto di legge per estendere l’eutanasia ai bambini. Aperto dileggio affrontano i credenti spagnoli che sostengono il ripristino della legge sull’aborto ripulita dalle liberalizzazioni di Zapatero. Situazione analoga in Croazia, dove la Chiesa ha guidato la grande – e contestata – iniziativa per la difesa della famiglia con la riforma referendaria della Costituzione.Francesco OgnibeneNIGERIA Il fondamentalismo del Nord innesca la caccia ai fedeliNell’Africa sub-sahariana, la Nigeria centro-settentrionale rappresenta da tempo una delle regioni più pericolose per la comunità cristiana. Le violenze sono aumentate radicalmente con gli attacchi degli jihadisti di Boko Haram, una setta formatasi nella città nord-orientale di Maiduguri che ha l’obiettivo di portare nel Paese una versione molto più estrema della sharia (la legge coranica). Negli ultimi quattro anni, quelli che a volte sono definiti i «taleban nigeriani» hanno preso di mira soprattutto leader, civili e luoghi di culto cristiani. I dati ufficiali parlano di almeno 3.600 morti dal 2009, in gran parte cristiani.La maggior parte degli attentati di Boko Haram sono avvenuti nel nord della Nigeria, a maggioranza islamica,, costringendo migliaia di cristiani a dirigersi verso sud. Lo Stato centrale del Plateau è però spesso teatro di scontri tra le comunità musulmana contro quella cristiana, o tra i militanti e le autorità. I qaedisti hanno anche colpito più volte le chiese a Natale. Quest’anno, dopo una serie di attacchi dell’esercito ai militanti, il 24 dicembre nel nord-est del Paese, e grazie all’innalzamento del livello di sicurezza in tutto il territorio, non ci sono stati attentati. Matteo Fraschini KofiMEDIO ORIENTE La Terra Santa è l'epicentro di un lungo esodo forzatoSono solo 154mila i cristiani che abitano oggi la Terra Santa, dentro i confini di Israele. L’80% della minoranza cristiana sono arabi, altri sono congiunti di ebrei a cui vanno aggiunti circa 30mila lavoratori stranieri e i cristiani palestinesi di Gerusalemme Est. Davvero un “piccolo gregge” nello Stato di Israele che conta circa 8milioni di abitanti (6milioni di ebrei e oltre un milione e mezzo di arabi). Nazaret è la città con più alto numero di cristiani seguita da Haifa e Gerusalemme: piccolissime comunità come agonizzanti e che da decenni ormai lottano contro il male endemico della fuga all’estero e della diaspora a causa di violenze e di un ambiente culturalmente ostile in tutto il Medio Oriente. Considerando i flussi migratori i cristiani in Israele aumentano ogni anno dello 0,9%. Un dato inferiore sia rispetto agli ebrei (+ 1,7%) che rispetto ai musulmani (+ 2,7%) e che, in prospettiva, rende ancora più esigua la presenza cristiana. La minoranza presenta un alto tasso di istruzione e percentuali di accesso all’università superiori a quelli nazionali. Un’istruzione che, paradossalmente, potrebbe incentivare l’emigrazione qualificata: il rischio infatti è che i luoghi santi si trasformino in futuro dei musei perfettamente conservati, ma senza comunità vive. Una tentazione, quella della fuga, condivisa da decenni pure in Egitto, dove risiede la minoranza copta, come in Siria e Libano. Luca GeronicoIRAQ Ancora sangue a Baghdad, la comunità cerca "nornalità"A Baghdad, la violenza non ha risparmiato nemmeno il giorno di Natale. Nel pomeriggio due bombe sono esplose nella zona di Dura, uccidendo 25 persone e ferendone 56. Una strage – l’ennesima –,non rivendicata da alcun gruppo. Eppure, data la vicinanza della chiesa di San Giovanni, le autorità avevano pensato che si trattasse di un attacco settario contro la minoranza. Un’ipotesi smentita subito dopo da monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare della capitale. L’agguato – ha precisato il pastore in un’intervista a “Radio Vaticana” – «non era diretto ai cristiani. Non dobbiamo mescolare le cose – ha aggiunto il pastore –: l’attentato è avvenuto nel giorno di Natale ma non perché è Natale. Secondo il ministero dell’Interno, l’obiettivo dei terroristi era il mercato di Athorien, particolarmente affollato a quell’ora del mattino. È stato un anno difficile per l’Iraq che ha assistito a una devastante ondata di violenza settaria. Le ultime stime delle Nazioni Unite parlano di oltre 8mila morti da gennaio, una “cifra da 2006” quando, dopo la caduta di Saddam Hussein, la violenza confessionale esplose in tutta la sua ferocia. Ad acuire le violenze – un conflitto civile non dichiarato –, le proteste contro il governo dello sciita Maliki, accusato di favorire la sua comunità a discapito dei sunniti. (R.E.)PAKISTAN Asia Bibi icona della blasfemia. E l'India colpisce anche i pastoriUn altro anno nero per i cristiani e le minoranze religiose del Pakistan. A partire da Asia Bibi, che resta in carcere in attesa del giudizio d’appello a tre anni dalla condanna a morte per blasfemia. Su tutti il peso dei conflitti e della violenza endemica di un Paese di 180 milioni di abitanti che va affondando nei suoi contrasti etnici, settari e di interessi contrapposti, con un crescente impatto del terrorismo, sia quello alimentato dai movimenti jihadisti come al-Qaeda, sia quello taleban di matrice locale. Pesa però anche una legge (cosiddetta “anti-blasfemia”) usata come un ariete per minare i diritti delle minoranza religiose o dell’islam non integralista. Una situazione che da tempo esporta violenza di pretesto religioso oltreconfine, nell’immensa India dove, a sua volta, il radicalismo di matrice induista rivendica anche in politica un ruolo che confermi radicati privilegi. Proprio per la difesa degli ultimi nel tradizionale sistema di caste e gruppi emarginati (dalit), la Chiesa indiana subisce pressioni e ingiustizie. Come l’11 dicembre, quando l’arcivescovo di Delhi, monsignor Anil Couto, è stato fermato con decine di sacerdoti, suore e attivisti durante una marcia per chiedere al governo che confermi anche per i battezzati i benefici riconosciuti ai dalit di fede induista. Stafano Vecchia

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