martedì 9 aprile 2013
Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha assicurato a Monti che la costituzione del tribunale speciale incaricato di giudicare i due fucilieri di Marina per l'uccisione di due pescatori scambiati per pirati è «a uno stadio abbastanza avanzato».​
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Il presidente del Consiglio Mario Monti ha telefonato al suo omologo indiano, il primo ministro Manmohan Singh, il quale gli ha assicurato che la costituzione del tribunale speciale incaricato di giudicare i due fucilieri di marina per l'uccisione di due pescatori scambiati per pirati è «a uno stadio abbastanza avanzato». Nel corso della telefonata, il premier Manmohan Singh «ha apprezzato la decisione del governo italiano di far tornare i marò in India in linea con gli impegni presi davanti alla Corte suprema indiana al fine di consentire la prosecuzione del processo», riporta la nota indiana.Singh ha esplicitamente menzionato la costituzione di «un tribunale speciale» spiegando a Monti che «è a uno stato abbastanza avanzato» e che altre novità saranno communicate dal procuratore generale il prossimo 16 aprile.Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, sottoposti in India a regime di semi-libertà dopo essere stati fermati un anno fa per l'uccisione dei due pescatori al largo delle coste del Kerala, sono tornati in India alla fine di una licenza elettorale dopo che in precedenza la Farnesina aveva annunciato che i due militari sarebbero rimasti in Italia.A seguito della vicenda il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha rassegnato le proprie dimissioni e le deleghe sono passate al presidente del Consiglio per gli affari correnti Mario Monti. Oggi a Palazzo Chigi era presente anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, e al termine dell'incontro con Monti, ha confermato di seguire la vicenda con particolare apprensione e manifestato l'auspicio che essa possa trovare una soluzione rapida e giusta.Il governo indiano, nel frattempo, ha deciso di rispettare la garanzia data all'Italia che i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girore, non andranno incontro alla pena di morte. «Onoreremo qualsiasi garanzia data all'Italia», aveva affermato il ministro dell'Interno, R.K. Singh. Una conferma, dunque, della linea già anticipata nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri, Salman Khurshid: «Secondo la ben collaudata giurisprudenza indiana, questo caso non ricade nella categoria di quelli che prevedono la pena di morte, ovvero i casi più efferati. E di conseguenza non ci deve essere alcuna preoccupazione in proposito».
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