giovedì 8 marzo 2012
Si indurisce la posizione di New Delhi: la legge indiana è applicabile al caso. Ma Roma non cede. De Mistura: c’è un grande coordinamento tra le nostre istituzioni per trovare una via d’uscita. La Enrica Lexie è pronta  a riprendere il mare, dopo le ultime ispezioni previste per oggi a cui partecipano anche quattro nostri osservatori.
Una posta altissima di Andrea Lavazza
Monti: «Missioni Onu a rischio»
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L'India non cede, l’Italia nemmeno. Si fa più acceso il conflitto diplomatico e sembrano irrigidirsi le posizioni. Per fonti governative riprese dalla stampa indiana, nel caso dei due marò italiani «la legge indiana è applicabile» perché «i nuclei militari di protezione non godono di immunità globale sulla base della legge internazionale». Una risposta chiara alla tesi italiana che ritiene grave e illegittimo l’arresto dei due graduati del Battaglione San Marco per la loro posizione e perché l’incidente che li coinvolge – l’uccisione di due pescatori indiani che sarebbero stati scambiati per pirati in procinto di arrembare la nostra nave Enrica Lexie – è avvenuto in acque internazionali. Condizioni che garantirebbero quindi la giurisdizione italiana su un eventuale giudizio nei loro confronti. Una posizione ribadita da Mario Monti in un colloquio telefonico con il primo ministro indiano Manmohan Singh. Quest’ultimo Singh, secondo quanto riferito, ha assicurato che presterà la massima attenzione» alle richieste di Monti, a cominciare da quella sul trasferimento dei due marò dalla prigione ad altro luogo di custodia adeguato allo status dei due militari. E «ha condiviso le preoccupazioni» del capo del governo italiano sulle tensioni diplomatiche tra Roma e New Delhi. Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, in India a seguire la vicenda quasi dall’inizio, ha ribadito che lo sforzo di riportare a casa i marò è sostenuto da «un eccellente team interministeriale» e dall’«interesse quotidiano» del presidente Giorgio Napolitano, e dei ministri Giulio Terzi e Giampaolo Di Paola. Sarebbe invece pronta a riprendere il mare l’Enrica Lexie. Ieri una delegazione del Dipartimento della Marina indiana è salita a bordo della nave-cisterna per un’ultima ispezione del libro di bordo e la “scatola nera” da cui sarebbero scomparsi i dati relativi alle ore dell’incidente, il pomeriggio del 15 febbraio. Un’operazione avvenuta sotto la sorveglianza di un responsabile dell’ambasciata italiana e da tre rappresenti della nostra Marina. L’armatore avrebbe anche pagato una cauzione da oggi – secondo le fonti indiane l’Enrica Lexie potrebbe lasciare il porto di Kochi dove è ancorata dal 15 febbraio e dove era stata scortata da guardacoste e– mezzi aerei indiani dopo avere lasciato le acque internazionali teatro dell’incidente. Ieri per la festività di Holi (Pongal, nell’India meridionale di cui il Kerala fa parte), seguitissima in tutta l’India, è stata sospesa la perizia sulle armi sequestrate sulla petroliera, ripresa oggi. Intanto il maggiore Massimiliano Latorre e il sergente Salvatore Girone, su cui la stampa indiana continua a definirli “guastafeste” per essersi opposti ad essere rinchiusi in cella e per avere ottenuto alcuni benefici legati al loro "status" particolare, hanno trascorso la seconda notte all’interno del carcere centrale di Trivandrum, in locali adiacenti all’ospedale, gli stessi dove fino a poche settimane fa era stato rinchiuso l’ex ministro del governo del Kerala R. Balakrishna Pillai condannato per abuso di potere.Nella serata di ieri, infine, i media indiani hanno iniziato a far circolare la notizia di un altro incidente al largo di Kollam, nella stessa area in cui si è svolta la vicenda dell’Enrica Lexie. Anche in questo caso avrebbe coinvolto un peschereccio indiano e una nave al momento di nazionalità ignota da cui sono stati sparati colpi contro un’imbarcazione locale. La guardia costiera indiana ha avviato le ricerche per individuare l’imbarcazione straniera. 
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