giovedì 31 marzo 2022
Secondo Kiev ben 40mila persone sono state spostate verso il territorio controllato dalla Russia. "Con la forza siamo stati cacciati dalle nostre case date alle fiamme"
Due anziani residenti cucinano all'aperto fuori dal loro appartamento danneggiato a Mariupol (Ucraina 30 marzo)

Due anziani residenti cucinano all'aperto fuori dal loro appartamento danneggiato a Mariupol (Ucraina 30 marzo) - REUTERS/Alexander Ermochenko

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Bombardati o deportati. Nessuna alternativa per i civili di Mariupol a cui Mosca non offre scampo. Solo ieri le forze russe «hanno costretto più di 70 persone, fra donne ricoverate e personale medico e paramedico, a lasciare l’ospedale di ostetricia numero 2 di Mariupol, sulla riva sinistra del fiume Kalmius», scrive il Moscow Times che cita l’ufficio del sindaco della città martire dove lo scorso 9 marzo era stato bombardato un altro reparto maternità.

Il governo di Kiev ha accusato la Russia di trasferire con la forza migliaia di civili dalla strategica città portuale devastata dai bombardamenti verso i territori controllati dalle forze russe. Una scelta deliberata, se si pensa che i militari di Mosca stanno ostacolando i corridoi umanitari e perfino la Croce Rossa internazionale, ma non avrebbero esitato a trasferire migliaia di persone di fatto rendendole ostaggio dell’esercito invasore.

Non ci sono informazioni dettagliate, ma circa 5.000 sfollati, a cui è stato impedito di accedere ai corridoi umanitari verso altre zone dell’Ucraina, sarebbero state portate in un campo temporaneo a Bezimenne, a est di Mariupol, come mostrano diverse immagini satellitari. Il vice primo ministro ucraino Iryna Vereshchuk ha affermato che 40.000 persone sono state spostate verso il territorio controllato dalla Russia, senza alcuna intesa con Kiev.

«Siamo stati presi tutti con la forza», ha raccontato un rifugiato di Mariupol.

Alcuni funzionari ucraini definiscono queste operazioni come azioni «deportazioni» verso «campi di filtrazione» secondo un metodo già collaudato in Cecenia, quando migliaia di ceceni venivano interrogati con le cattive maniere e di molti si sono perse le tracce per sempre.

Secondo le stime del governo ucraino circa 140.000 civili sono riusciti a fuggire dall’assedio di Mariupol, altri 170.000 sono ancora intrappolati. Matt Morris, portavoce del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), ha affermato che l’organizzazione può evacuare i civili e fornire aiuti solo se Russia e Ucraina saranno in grado di fornire garanzie di sicurezza, ma questo non è ancora accaduto. Nelle settimane scorse Mosca aveva offerto due ore di tregua ai civili, dalle 5 alle 7 del mattino, in modo da consentirne la fuga. Ma in due ore da Mariupol così come dagli altri territori contesi non è possibile neanche organizzare i convogli umanitari. Una rifugiata di Mariupol, e volontaria della Croce Rossa, ha descritto l’irruzione nel seminterrato del suo condominio da parte dei militari russi: «Dovete andarvene». Poco dopo l’edificio è stato incendiato e bombardato.

I superstiti hanno raccontato di avere camminato per 4 chilometri fino a un posto di blocco russo e da lì sono stati portati più a est, nel territorio controllato dai separatisti della Repubblica popolare di Donetsk (Dpr). Una volta lì, «dovevi decidere se rimanere nella Dpr o andare in Russia». C’erano anziani che non sapevano neanche dove venivano portati. Credevano di venire condotti a Rostov, sul confine dal lato russo, dove attendere di poter rientrare a casa una volta cessate le ostilità. Invece sono stati portati a Samara, a nord di Rostov, nella Russia meridionale. Gli stessi media russi riferiscono che centinaia di persone sono state inviate in treno a più di 1.000 chilometri a nord, nelle regioni russe di Yaroslavl e Ryazan. Alcuni anche sulla rotta ferroviaria della Transiberiana. Secondo il ministero della Difesa di Kiev i profughi ucraini «dopo aver superato i campi di filtraggio vengono inviati nelle aree economicamente depresse della Federazione Russa, come Sakhalin. Agli ucraini viene “offerto” un lavoro. Chi è d’accordo riceve documenti che vietano di lasciare le regioni russe per due anni». Non si sa cosa accade a chi non accetta queste condizioni.

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