giovedì 9 marzo 2017
Il Pentagono trasferisce altri 400 uomini: fondamentale l'artiglieria per colpire la “capitale” del Daesh. Trump convoca vertice antiterrorismo il 22 e il 23 marzo a Washington
Un convoglio di blindati statunitensi a Manbij in Siria (Ansa/Ap)

Un convoglio di blindati statunitensi a Manbij in Siria (Ansa/Ap)

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Si prepara la battaglia finale per Raqqa e gli Usa, come preannunciato da Donald Trump, mettono sul terreno altri uomini. Almeno 400 soldati americani sono stati schierati negli ultimi giorni a nord della «capitale» de Daesh, portando a quasi mille il numero degli effettivi nel Paese. Fonti del Pentagono affermano che i nuovi arrivati in Siria appartengono al corpo dei Marines e agli Army Rangers e sono equipaggiati con pezzi di artiglieria pronti ad aprire il fuoco sulle migliaia di jihadisti del Califfato che resistono nella città siriana. Continua intanto la campagna di bombardamenti aerei della Coalizione internazionale a guida Usa contro le postazioni del Daesh.

Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) almeno 14 civili, di cui sei minori, sono stati uccisi in raid della Coalizione su una località ad est di Raqqa, al-Matab. Il gruppo di attivisti di «Raqqa viene sterminata nel silenzio» (Rbss) sostiene che gli uccisi nel raid aereo sono 18. Ormai da diverso tempo gli Stati Uniti sono presenti in Siria con uomini delle forze speciali impiegati in operazioni «mordi e fuggi» contro il Daesh e con istruttori e consiglieri al servizio delle cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf), composte in gran parte da milizie curde. Negli ultimi giorni un centinaio di Army Rangers si sono mostrati anche nella città di Manbij, controllata dai curdi, in quella che sembra un'operazione per impedire eventuali scontri tra gli stessi curdi con le altre forze in campo nella regione: le formazioni di ribelli filo-turchi, che Ankara appoggia e l'esercito governativo siriano. Il nuovo schieramento nei dintorni di Raqqa sembra rientrare in un piano presentato il mese scorso dal Pentagono alla Casa Bianca in cui vengono delineate diverse opzioni.

Tra queste, il dispiegamento di artiglieria, di un numero maggiore di elicotteri Apache e un campagna di addestramento più intensa. I limiti posti dall'amministrazione Obama prevedevano una presenza di non più di 500 soldati americani in Siria, ma tale numero potrebbe essere oltrepassato con l'impiego di truppe schierate solo temporaneamente. In generale, comunque, il nuovo piano per il quale il Pentagono avrebbe ottenuto il via libera da Trump consentirebbe una maggiore autonomia decisionale dei vertici militari anche nello spostamento di truppe. Intanto l'amministrazione Trump ha invitato i rappresentanti di 68 nazioni ed organizzazioni internazionali a Washington per discutere le nuove prospettive della lotta al Daesh. Sarà il segretario di Stato, Rex Tillerson a presiedere la riunione di due giorni, il 22 e il 23 marzo prossimo. L'obiettivo è quello impostare nuove strategie mentre il Daesh pare perdere terreno militare nelle sue roccaforti sotto i colpi dell'offensiva sostenuta dagli Usa. La conferenza vuole poi dare un segnale politico dell'intenzione dell'amministrazione Trump di mantenere la leadership della coalizione lanciata da Barack Obama nel 2014.

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