lunedì 30 marzo 2015
​Alla grande marcia di domenica contro il terrorismo tra i leader maggiori presenti solo Hollande e Renzi. Eppure il Paese avrebbe bisogno di essere sostenuto per restare bastione contro l'Is. (di Andrea Lavazza)
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C’è una nuova primavera a Tunisi? La grande marcia di domenica contro il terrorismo, per la democrazia e per la tolleranza può segnare una tappa nel contrasto delle idee che alimentano il fondamentalismo armato? Può sembrare paradossale chiedersi questo a meno di due settimane dall’attacco al museo del Bardo, con il numero delle vittime che ancora, tragicamente, sale perché i feriti più gravi non ce la fanno. Eppure, la reazione degli oltre 70mila in corteo dice che pure un atto brutale, vigliacco e potenzialmente destabilizzante (sia per la politica sia per l’economia) a volte ha l’effetto, non voluto, di risvegliare le coscienze e fare compiere scelte di campo più chiare. C’è una Tunisia che è capace di opporsi attivamente a derive radicali e ha il coraggio di impegnarsi per questo. È una Tunisia che andrebbe sostenuta, sia simbolicamente sia materialmente a essere un bastione contro le infiltrazioni dell’Is e un esempio di Paese islamico che non sprofonda nelle divisioni, nel radicalismo o, peggio, nella violenza.

Hollande a Tunisi (Foto Lapresse)Non è un compito facile quello dell’attuale governo e della maggioranza silenziosa sfilata domenica nella capitale. Si sa che migliaia di giovani sono partiti per combattere in Siria, dalla quale torneranno pericolosamente indottrinati. Ed anche è noto che alcuni politici continuano a flirtare con un’idea di islam non inclusivo quando non apertamente aggressivo. Ecco perché è stata un’occasione persa dall’Europa quella di domenica. Solo Hollande e Renzi tra i leader maggiori sono andati a Tunisi, mentre un colpo d’occhio dei big occidentali uniti e coesi, come si è avuto a Parigi, avrebbe mandato un messaggio di ben altra forza.

Renzi a Tunisi (Foto Lapresse)Questo non impedisce, in ogni caso, che si possa ancora agire sul piano concreto, sulla linea scelta ad esempio dall’Italia, che ha cancellato il (pur esiguo) debito della Tunisia. Aiutare il turismo, dare chance allo sviluppo sono strumenti lungimiranti (e relativamente poco costosi) che permettono di avvantaggiare tutti, sottraendo molti tunisini alle sirene dell’Is. E, forse, risparmiandoci qualche altro attentato. Ulteriori distrazioni (come quella di domenica) potrebbe essere invece molto più onerose.
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