venerdì 22 marzo 2013
Intesa con New Delhi: in ogni caso per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non ci sarà la pena di morte. I due marò sono già partiti per l'Asia. Secondo il sottosegretario De Mistura soggiorneranno in ambasciata e avranno la possibilità di muoversi.
La diplomazia indiana: un bene per tutti | Il cambio di linea voluto dal premier
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Un saluto veloce, le cose raccolte di corsa e poi via su un aereo per New Delhi. Colpo di scena nella vicenda dei due fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, tornati in India, dove verranno processati per l’uccisione di due pescatori avvenuta nel febbraio del 2012. Erano le 19.30 quando le agenzie battevano la notizia del cambio di rotta da parte del governo italiano, e i familiari lo venivano a sapere dalle televisioni. «Ho chiesto a una psicologa di correre da Vania, la moglie di Girone, a dirglielo – ci raccontava un amico della famiglia –, era ancora al lavoro e non sapeva nulla. I due marò non rispondono al telefono, i genitori sono disperati e non sanno cosa fare. Il papà di Girone è in lacrime, non smette di chiamarlo, come Franca, la sorella di Latorre. Pochi giorni fa tutta la famiglia Girone era andata alla Madonna di Loreto a ringraziare per il ricongiungimento dopo oltre un anno di separazione».«La parola data da un italiano è sacra – ha tentato di spiegare il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura –. Abbiamo valori fondamentali, soprattutto quando viene messa in dubbio la credibilità dell’Italia. Noi avevamo sospeso il loro rientro in India solo in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni». E ora, sostiene, tali garanzie ci sono... Il problema è che i due fucilieri della Marina italiana erano venuti in Italia con un "permesso" di 40 giorni solo per votare, con l’impegno di tornare entro il 22 marzo, ossia oggi, ma poi l’Italia aveva improvvisamente annunciato che invece i due militari sarebbero rimasti in patria. La «parola data», insomma, aveva già vacillato: la decisione aveva fatto scalpore in India e aveva suscitato veementi accuse di tradimento, ultimamente anche da parte di Sonia Gandhi, in principio additata per il suo atteggiamento "morbido" nei nostri confronti. «Il governo indiano ha dato garanzie per iscritto riguardo ai diritti fondamentali dei nostri militari», spiegava ieri De Mistura, ma la rassicurazione suonava sinistra quando aggiungeva che «New Delhi assicura che non ci sarà la pena di morte nei loro confronti».È stata una giornata convulsa in Consiglio dei ministri quella di ieri, nella quale molto si è discusso proprio della «parola data» dagli italiani, ma anche di cosa significhi rimandare adesso i marò in India, dopo le violente reazioni e le accuse di tradimento. «Avranno libertà di movimento e risiederanno nell’ambasciata a New Delhi», ha promesso De Mistura, prima di partire insieme a loro. «Potranno andare anche al ristorante»...Non un «voltafaccia», dunque, nella giustificazione del governo, ma solo la decisione (improvvisa e in extremis) di mantenere l’impegno preso. In un incontro durato almeno 5 ore, il presidente del Consiglio Mario Monti, con il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e De Mistura, hanno spiegato quanto stava accadendo a Latorre e Girone, che hanno obbedito agli ordini. A loro è andato l’addolorato ringraziamento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al telefono con Massimiliano Latorre: «Apprezzo il vostro senso di responsabilità», ha detto rivolto a entrambi, assicurando la «massima vicinanza» nel percorso che ora li attende e augurando «un sollecito, corretto riconoscimento delle vostre ragioni». Il processo in India, infatti, si è protratto per oltre un anno senza fare alcun passo avanti nella questione poco chiara di un incidente la cui dinamica è tuttora sconosciuta. «Il governo sta giocando sulla pelle dei nostri militari», ha commentato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, riassumendo in un tweet l’opinione di molti. «La gestione della vicenda sarebbe ridicola se non fosse tragica – ha aggiunto Guido Crosetto (Fdi) –. Pensavo che dietro la decisione di trattenerli in Italia ci fosse un dichiarato accordo con il governo indiano. Scopro invece che sono dilettanti allo sbaraglio».Lapidario e ovviamente di segno contrario il giudizio del ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, il più indignato i giorni scorsi, quando al nostro ambasciatore in India era stata limitata la possibilità di muoversi: «Il loro ritorno è un bene per entrambi i Paesi».
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