martedì 22 gennaio 2013
Una colonna di 30 veicoli blindati con a bordo 200 truppe è entrata nella città di Diabaly, situata a 350 chilometri più a nord della capitale Bamako. La situazione della popolazione è sempre più drammatica. Il governo italiano pronto a suportare la Francia "per 2 o 3 mesi"
I vescovi del Mali in visita ai feriti nei combattimenti
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In Mali c'è una "situazione di emergenza che va affrontata oggi", per questo il supporto che l'Italia fornirà alle forze francesi in Mali "potrebbe avere una durata limitata, di circa 2 o 3 mesi, che ne indica appunto l'urgenza". Lo ha dichiarato il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, durante un'audizione alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. "È necessario un ampio concorso alle operazioni militari per fermare l'avanza jihadista nel Paese", ha poi aggiunto il ministro.​ LA RICONQUISTA D DIABALYL'avanzata dei militari maliani e francesi per riconquistare il nord del Mali sembra avere i primi successi. Dopo una lunga serie di bombardamenti, una colonna di 30 veicoli blindati con a bordo 200 truppe seguite da decine di giornalisti, è entrata nella città di Diabaly, situata a 350 chilometri più a nord della capitale Bamako. «Ci muoviamo però con molta cautela – ha affermato ieri il capitano maliano Samasa, incaricato di dirigere le operazioni nella provincia di Niono –. I militanti islamici potrebbero essere fuggiti poco più a nord oppure sono in grado di mimetizzarsi tra la popolazione locale per tornare a colpirci nel futuro prossimo». La crisi maliana, nel frattempo, si aggrava per la popolazione che tenta di fuggire dai luoghi di combattimento. Le organizzazioni umanitarie si lamentano del mancato accesso ai civili bisognosi di assistenza. «C’è una situazione di guerra vera e aiutare è impossibile – ha detto il segretario generale di Caritas internationale, Michel Roy, parlando dell’emergenza umanitaria nel Paese – al momento gli sfollati sono 400mila, ma non ci sono aggiornamenti su un loro aumento». Nonostante gran parte della comunità internazionale giudichi impossibile dialogare con i ribelli jihadisti, sono sempre di più le voci che invece propongono un ritorno alla negoziazione politica per risolvere tale crisi. Anche l’appoggio all’intervento militare francese voluto dal presidente François Hollande sembra perdere il suo iniziale effetto: «Siamo passati ad un’altra fase che non era prevista e oggi siamo confrontati a rischi estremamente elevati», hanno affermato non solo ambienti della destra, ma anche della sinistra francese, rispetto all’operazione “Serval”. I Vescovi maliani hanno intanto fatto visita ai feriti dei combattimenti ricoverati negli ospedali di Bamako «per offrire un conforto morale e spirituale», ha riferito all’agenzia Fides don Edmond Dembele, Segretario generale della Conferenza episcopale del Mali che da ieri è riunita per discutere della situazione socio-politica del Paese.
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