domenica 25 luglio 2010
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La giornata è calda, come molte delle giornate africane. Un bambino si avvicina correndo all’acqua stagnante del lago, in mezzo al prato verdissimo e agli alberi che si slanciano verso l’alto. Spruzzi e allegria per raggiungere i compagni, che già nuotano e si divertono. Ma in quel bagno forse non troverà solo la gioia del gioco. Forse uscirà con un parassita, penetrato nella sua pelle mentre ignaro si sta rinfrescando, e nel tempo la schistosomiasi, malattia parassitaria che può interessare intestino o vie urinarie, farà il suo corso, ostacolando il suo sviluppo fisico e la sua possibilità di istruzione. Un altro bambino invece oggi non ha voglia di fare il bagno, e torna a casa lungo le strade polverose, a piedi nudi. Ma lungo il tragitto forse lo accompagnerà un altro parassita, nascosto nel suolo: passerà attraverso la pelle e causerà danni all’intestino. Intanto nel villaggio, anche quest’anno molti adulti non potranno lavorare nella stagione del raccolto: hanno bevuto acqua stagnante contaminata, e la dracunculosi o malattia del verme di Guinea impedirà loro di lavorare proprio nella stagione del raccolto. In Mali viene chiamata "malattia del granaio vuoto", e le conseguenze sulle possibilità di nutrizione di famiglie già povere sono intuibili.Sono esempi immaginati, ma che portano l’attenzione su una realtà quotidiana, dimenticata, di molti Paesi nel mondo. Dracunculosi, schistosomiasi, vermi intestinali fanno parte di un gruppo di patologie raggruppate sotto il nome di "Malattie tropicali dimenticate". Questo perché hanno alcune caratteristiche in comune, quali il legame con la povertà e la vita in condizioni igienico-sanitarie scadenti, come pure l’essere "dimenticate" dal mondo, dalle agende internazionali. Perché diffuse nei Paesi più poveri e, quelle non collegate a climi tropicali, scomparse dal mondo ricco con il miglioramento della situazione economica e di vita.Dimenticate più di altre malattie come l’Hiv/Aids, la tubercolosi o la malaria, forse anche perché responsabili più di conseguenze croniche, distruzione della qualità di vita più che della sua durata. Se infatti si calcola causino oltre 530 mila morti l’anno, a fronte di circa 2 milioni di morti collegate all’Aids, 1,8 milioni per la tubercolosi e oltre 860 mila per la malaria, ben più pesante è il carico di queste malattie se si considera come parametro gli anni di vita persi per disabilità o morte prematura: le malattie tropicali dimenticate sono al quarto posto, dopo polmoniti, Hiv/Aids e malattie con diarrea, ma prima di malaria e di tubercolosi.La povertà è l’anello di congiunzione di queste malattie, concentrate nei Paesi poveri e nelle fasce più povere all’interno di essi: acqua non sicura, sistemi fognari e abitazioni inadeguati, accesso ai servizi sanitari carente, malnutrizione sono condizioni che favoriscono la diffusione di queste infezioni, a molte delle quali i bambini sono più vulnerabili. Si calcola che nel mondo un miliardo di persone abbia almeno una malattia tropicale dimenticata; l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) riporta come nella totalità dei Paesi a basso reddito ve ne siano almeno cinque e oltre il 70 per cento delle zone che ne segnalano la presenza sono a basso e medio reddito. Sono malattie che indeboliscono l’organismo, interferendo con la crescita e lo sviluppo intellettuale, come la schistosomiasi e i parassiti intestinali; lasciano segni permanenti, deturpando il fisico con cicatrici o deformità, come la lebbra o la filariosi linfatica, forse più conosciuta come elefantiasi; causano cecità, come il tracoma (6 milioni di ciechi, principale causa infettiva di cecità nel mondo) o la cecità del fiume, in seguito alla quale in alcune comunità dell’Africa dell’Ovest la metà degli uomini con più di 40 anni è cieca; sono causa di morte, come la tripanosomiasi umana africana (o malattia del sonno), la leishmaniosi, la dengue, l’ulcera di Buruli, la malattia di Chagas e alcune zoonosi (malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo).Malattie dimenticate dunque, in popolazioni dimenticate, che non interessano e che continuano a soffrire nel silenzio. Ma la possibilità di controllarle e ridare una speranza a famiglie e popolazioni c’è, per lo meno per una parte di esse. Se infatti per alcune come la malattia del sonno, la leishmaniosi, la malattia di Chagas, i farmaci a disposizione sono vecchi o anche tossici, per un altro gruppo le terapie ci sono e a costi accessibili. Molte possono essere curate a un costo compreso fra 0,02 e 1,50 dollari a terapia, che però può ancora essere un ostacolo in Paesi con un reddito basso, dove queste condizioni sono più diffuse. La dracunculosi poi potrebbe essere la prima malattia parassitaria al mondo eradicata: è ancora presente in Africa in quattro Paesi (Etiopia, Ghana, Mali e Sudan), ma nei primi cinque mesi del 2010 l’Organizzazione mondiale della sanità riporta 521 casi, a fronte di 951 dello stesso periodo lo scorso anno.La possibilità di controllo di almeno una parte di queste malattie è dunque raggiungibile. L’Oms riporta successi sulla schistosomiasi in Madagascar e Nigeria, sui parassiti intestinali in Cambogia, sulla filariosi linfatica e la lebbra in Sri Lanka, sul verme di Guinea, la lebbra e altre ancora in generale nel mondo. «Per lungo tempo le malattie tropicali dimenticate hanno ricevuto poca o nessuna attenzione, nonostante il loro peso e il loro impatto sia sullo sviluppo economico sia sulla qualità di vita – spiega Lorenzo Savioli, direttore del Dipartimento per il controllo delle malattie tropicali dimenticate dell’Oms. – Ciascuno aspira a vivere una vita senza malattia. Il nostro compito è creare le condizioni per far sì che questo accada. Anche se è arduo, perseveriamo: questa è l’unica strada per andare avanti». L’obiettivo è chiaro e raggiungibile, perché malattie prevenibili e curabili non segnino più la vita di un sesto della popolazione mondiale.
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