sabato 8 gennaio 2011
Tre manifestanti sono rimasti uccisi durante le proteste che da mercoledì scorso stanno paralizzando diverse zone del Paese. Il bilancio è del ministro dell'Interno, ma per il giornale El Watan ci sarebbe una quarta vittima. Economici i motivi alla base degli incidenti. Disordini anche in Tunisia, dove un ambulante si è dato fuoco.
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Per le autorità lmeno tre manifestanti sono rimasti uccisi in Algeria durante le proteste che da mercoledì scorso stanno paralizzando diverse zone del Paese, ma secondo il giornale al Watan vi sarebbe una quarta vittima. Un uomo di 32 anni è stato ucciso a Bou Smail, 50 chilometri a ovest di Algeri e un giovane di 18 anni è morto a M'Sila, nell'est. Il diciottenne, riporta El Watan, è stato ucciso da alcuni colpi d'arma da fuoco sparati da un agente. Algeri è semideserta e gran parte dei negozi, in particolare in periferia, ha preferito tenere le saracinesche abbassate. I blindati delle forze anti sommossa presidiano diverse zone della città, come il quartiere di Belcourt, teatro fino a tarda notte di una violenta guerriglia, mentre l'esercito è sceso in campo a Bab Ek Oued. Decine di giovani si sono scontrati a colpi di pietre, bottiglie e fumogeni con gli agenti che per tentare di disperdere i manifestanti hanno fatto uso di lacrimogeni e idranti. Numerosi uffici postali, edifici pubblici, fabbriche e negozi, sono stati devastati nei tre giorni di scontri. Almeno 180 focolai di protesta, riporta la stampa, sono stati registrati da est a ovest, passando per la berbera Cabilia, fino all'Oasi di Biskra e a Tebessa, vicino a confini con la Tunisia. Per oggi, è stato convocato un consiglio interministeriale per tentare di trovare una soluzione all'impennata dei prezzi dei prodotti alimentari, all'origine della protesta.MINISTRO, TRE MORTI E 300 AGENTI FERITITre persone sono morte e 300 agenti sono rimasti feriti. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Ould Kablia, rende noto l'agenzia ufficiale algerina Aps. Secondo quanto annunciato dal ministro dell'interno in un discorso alla radio nazionale, sono un centinaio i manifestanti rimasti feriti negli scontri in tutto il Paese. «Confermo il decesso di tre giovani», ha detto il ministro, citato da APS, «a M'SIla, Tipaza e Boumerdes».  Ould Kablia ha invitato la popolazione alla calma ricordando gli sforzi compiuti dal governo a partire dal 2000 per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Condannando le violenze ha inoltre annunciato che i responsabili saranno puniti. Secondo il giornale al Watan vi sarebbe una quarta vittima.I MOTIVI DELLA PROTESTA SPIEGATI DA UN MISSIONARIOI motivi che sono alla base delle proteste che stanno sconvolgendo l'Algeria sono essenzialmente economici e i giovani sono protagonisti della rivolta come avvenne già nel 1988. È quanto spiega ai microfoni della Radio Vaticana un missionario in Algeria dei Padri Bianchi che ha chiesto l'anonimato per ragioni di sicurezza.«Le ragioni di queste manifestazioni di protesta - ha detto il religioso - sono d'ordine sostanzialmente economico. Da anni il dinaro algerino è soggetto ad una forte inflazione - l'8-9 per cento annuo - mentre gli stipendi non aumentano nella stessa misura. In realtà, gli stipendi sono stati aumentati ogni anno, ma non oltre il 4-5 per cento, e questo fa sì che poco a poco il potere d'acquisto degli algerini diminuisca. I prodotti di base diventano sempre più cari: ultimamente, è aumentato tanto il prezzo del pane e del latte. La gente non ne può più».Quindi ha spiegato che ha prendere parte alle dimostrazioni «sono sempre i giovani, e tra questi molti sono sposati, hanno figli e non riescono a mantenere la famiglia. Ci sono poi gli studenti universitari e dei licei. Ci sono analogie con le proteste del 1988: anche allora, i giovani sono scesi in strada chiedendo lavoro, casa e sostentamento. È un pò la stessa cosa, oggi». Quanto alla diffusione nazionale della protesta, secondo le fonti missionarie raccolte dall'emittente della Santa Sede, «è da tempo ormai che ogni tanto scoppia una rivolta in qualche località. Questo succede anche perché il sistema democratico non è sempre sufficientemente aperto. Queste rivolte, dunque, si manifestano un po' ovunque perché i giovani non riescono a farsi sentire. Allora scendono in strada, bloccano le strade, le autostrade, poi il tutto rientra ma dopo ricomincia daccapo».A proposito della reazione della polizia, «la repressione è sempre un pò brutale; all'inizio, si cerca di trattare, di parlare con i giovani. In questo momento, la situazione è stranamente calma in città;
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