venerdì 6 aprile 2018
La Corte Suprema ha rigettato la sospensione della pena: l'ex capo dello Stato dovrà attendere dietro le sbarre l'esito degli ulteriori ricorsi. E sarà probabilmente escluso dalle elezioni di ottobre
Lula in carcere entro stasera. «Ma lui non si consegnerà»
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Il giudice Sergio Moro ha emesso un mandato d'arresto per Luiz Inácio Lula da Silva in cui si ordina all'ex presidente brasiliano condannato a 12 anni di carcere per corruzione di costituirsi entro le 17 di oggi, le 22 in Italia. Nella notte, Lula si è recato nella sede del sindacato dei metalmeccanici di Sao Paulo, dove si sono raccolti migliaia di sostenitori dell'ex leader sindacale. In un'intervista al quotidiano Folha de Sao Paulo, l'ex addetto stampa di Lula, Ricardo Kotscho ha detto che l'ex presidente non andrà oggi a Curitiba per consegnarsi alla polizia.

Quello che per anni è stato uno dei leader più popolari al mondo e un'icona della sinistra, Luiz Inácio Lula da Silva, si avvia ad essere il primo ex presidente brasiliano a entrare in carcere. Il Tribunale Supremo Federale del Brasile ha respinto giovedì 5 il ricorso del 72enne fondatore del Partito dei lavoratori e tra meno di una settimana, forse già martedì, per Lula si potrebbero aprire le porte del penitenziario per scontare la pena a 12 anni che gli è stata inflitta per corruzione e riciclaggio.

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Al termine di una riunione-fiume di 10 ore, mentre nel Paese scendevano in piazza sostenitori e nemici di Lula, la Corte Suprema ha negato l'habeas corpus richiesto dalla difesa per sei voti a cinque. Decisivo il parere della presidente del Tsf, Carmen Lucia, l'ultima a votare. Lula, che quando dopo 8 anni lasciò il potere nel 2011 aveva un tasso di popolarità superiore all'80% ma che ora il 53% dei brasiliani dice di volere in carcere stando a un sondaggio, era considerato il favorito per le elezioni presidenziali del 7 ottobre e ha denunciato una manovra politica nei suoi confronti.

L'incarcerazione lo escluderebbe dalla sfida per tornare a guidare la prima economica dell'America Latina. Il Partito dei lavoratori brasiliani, che Lula fondò nel 1980, ha parlato di "giornata tragica per la democrazia" e ha preannunciato che continuerà a battersi per la candidatura di Lula "per le strade e fino alla fine". L'ex presidente è accusato di aver ricevuto dalla società di costruzione Oas tangenti per 3.7 million reais (circa 800mila euro), che la società utilizzò per ristrutturargli un appartamento di lusso sulla spiaggia di Guaruja; in cambio favorì la società in tre contratti con la compagnia petrolifera statale Petrobras.

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Gli avvocati di Lula possono ancora presentare ricorso contro la sentenza presso l'Alta Corte di giustizia e poi presso il Tribunale federale supremo. Ma il leader del Partito dei Lavoratori, primo presidente brasiliano espressione della classe operaia, dovrà attendere la sentenza definitiva dietro le sbarre. Lula si è sempre difeso sostenendo che mancavano le prove e denunciando un complotto per impedirgli il terzo mandato. I suoi avvocati hanno cercato di tenerlo fuori dal carcere fino all'esaurimento dei quattro gradi di giudizio, previsto dal sistema giuridico brasiliano. Ma per un soffio, il Tribunale federale supremo ha respinto il ricorso (habeas corpus). "La presunzione di innocenza non può portare all'impunità", ha detto il presidente del tribunale Carmen Lùcia, che ha dato il voto che ha suggellato il risultato.

L'ex presidente brasiliano ha atteso il risultato nella sede del sindacato metalmeccanici di Sao Bernardo do Campo, circondato da centinaia di sostenitori che si erano raccolti per attendere la sentenza. Secondo chi gli è vicino, il carismatico leader non ha prestato troppa attenzione alla sentenza e anzi ha persino commentato lo straordinario gol di Cristiano Ronaldo nella partita contro la Juventus. Questa almeno la versione "ufficiale". Ma chi lo ha incontrato dice di non averlo mai visto così "provato" da quando morì la moglie, Marisa Leticia.

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