lunedì 21 febbraio 2022
I minori stranieri, sottratti a diverse forme di schiavitù, a cui è stata concessa la possibilità di rimanere nel Regno Unito, sono solo il 2% del totale
Due bambine raccolgono bottiglie  alla periferia  di Hanoi: provengono dall’Asia molte delle minorenni sfruttate in Gran Bretagna dai trafficanti di persone

Due bambine raccolgono bottiglie alla periferia di Hanoi: provengono dall’Asia molte delle minorenni sfruttate in Gran Bretagna dai trafficanti di persone - Ansa

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Diêp aveva 14 anni quando lasciò il Vietnam. Uno sconosciuto bussò un giorno alla porta della sua casa, in un villaggio rurale, proponendo al padre di mandarla nel Regno Unito dove, questa era la promessa, avrebbe avuto un lavoro e una paga con cui mantenere a distanza la famiglia. Il genitore acconsentì. Fu l’inizio di un incubo che dura ancora.

La giovane è arrivata a Londra dopo un viaggio lungo quasi un anno. Ha fatto tappa in Russia, poi in altre città europee, costretta a lavorare come operaia in fabbrica e addetta alle pulizie. Oltremanica è diventata una prostituta. Un mese prima del suo sedicesimo compleanno le forze dell’ordine l’hanno liberata dalla schiavitù in cui era scivolata. Affidata ai servizi sociali ha imparato l’inglese e frequentato il college. Pensava di iscriversi all'università ma non è stato possibile: la sua richiesta di asilo è stata respinta. Diêp, oggi 23 anni, trascorre le sue giornate chiusa in una stanza, come in un limbo senza tempo, aspettando l’esito dell’appello che ha presentato.

La sua storia è simile a quella di tanti altri bambini caduti nella rete di trafficanti di esseri umani. A raccoglierla è stata l’associazione Every child protected against trafficking (Ecpat Uk) impegnata da tempo a chiedere al governo politiche migratorie più accoglienti (almeno) per i minori. I dati, ottenuti attraverso una formale interrogazione al ministero degli Interni, dicono che i piccoli di nazionalità straniera sottratti a diverse forme di schiavitù moderna a cui è stata concessa la possibilità di rimanere nel Regno Unito sono il 2% del totale (17 su 754 nel biennio 2019-2020). Troppo pochi. Soprattutto se l’orientamento dei trattati internazionali, come la Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia del 1989 o quella del Consiglio d’Europa del 2005, è tutt’altro: garantire sicurezza e stabilità per superare il trauma della violenza e transitare nell’età adulta. «Quando ti viene riconosciuto il diritto a rimanere – racconta Fatima, 19 anni, anche lei sopravvissuta a un giro criminale – non hai più paura, puoi decidere cosa fare della tua vita».


Le pressioni su Westminster perché faciliti la concessione dell’asilo

Ecpat Uk sta conducendo una campagna per ottenere dall’esecutivo un aggiustamento alla legge su nazionalità e confini, in fase di approvazione a Westminster, che faciliti la concessione dell’asilo ai minori che, reduci del traffico di esseri umani, chiedono di poter restare. Il provvedimento, che dopo l’approvazione dei Comuni si accinge a completare il suo percorso ai Lord nonostante le critiche dell’Onu, è stato concepito, in generale, per dare una stretta all’immigrazione, cavallo di battaglia del premier Boris Johnson, e per scoraggiare, nel dettaglio, il ricorso alla legge sulla schiavitù moderna del 2015 come scorciatoia per ottenere permessi di residenza. Il risultato, denuncia Patricia Durr, presidente dell’associazione, «è che dimentica l’obbligo di proteggere le vittime». Gli Interni assicurano che i bambini non verranno esposti a rischi perché i casi verranno valutati uno ad uno. «Non è abbastanza», sottolinea Sara Thornton, titolare della commissione indipendente contro la schiavitù.

I vincoli che la legge mira a introdurre, per esempio la necessità di dimostrare gli abusi subiti, sono troppo rigidi, avvertono gli esperti, se riferiti a minori frastornati da un trascorso di violenza e un futuro di incertezza.

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