mercoledì 29 settembre 2021
La penuria di camionisti causata dalla Brexit ha provocato la chiusura di oltre un terzo dei distributori di carburanti e la carenza di viveri. Il governo costretto a concedere 10.500 visti temporanei
Un distributore di benzina chiuso per mancanza di carburante nei dintorni di Londra: il prezzo medio della benzina ha raggiunto i suoi massimi da otto anni a 1,3659 sterline al litro

Un distributore di benzina chiuso per mancanza di carburante nei dintorni di Londra: il prezzo medio della benzina ha raggiunto i suoi massimi da otto anni a 1,3659 sterline al litro - Ansa

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Pompe di benzina a secco, code chilometriche di vetture in attesa di fare rifornimento, automobilisti infuriati che si contendono il pieno a scazzottate. Lo scenario causato negli ultimi giorni dalla grave carenza di camionisti da ingaggiare per la distribuzione potrebbe presto essere per il Regno Unito un brutto ricordo. Almeno così garantisce il primo ministro britannico, Boris Johnson, che ieri ha annunciato «i primi segnali di stabilizzazione» della crisi. L’agitazione però non si placa. Il problema, infatti, non riguarda solo le forniture di carburante ma anche quella di viveri. Molti supermercati sono a corto di verdura, frutta, pollo, carne macinata e, non ultimo, di acqua minerale. L’ottimismo ostentato dall’esecutivo è nutrito dalle rilevazioni dell’associazione che rappresenta i distributori di gas, benzina e diesel, la Petrol Retailers Association (Pra), secondo cui le stazioni di servizio chiuse per esaurimento scorte sono al momento il 37% della rete, dato in lieve miglioramento rispetto a qualche giorno fa.

«I problemi restano», avverte la Pra, anche se in calo è pure il numero dei clienti in fila per riempire serbatoi e taniche di carburante: ieri era il 40% in più rispetto alla media, domenica aveva raggiunto il 500%. Il titolare di Downing Street è tornato chiedere di contenere l’allarme mediatico che ha alimentato l’ansia collettiva e le «frustranti ed esasperanti » scene di panico. A rendere l’idea del caos è la decisione del ministero della Difesa di allertare personale dell’esercito da impiegare, solo se «dovesse servire», per tamponare l’emergenza: 150 autisti specializzati in guida di mezzi pesanti e altrettanti per assisterli. I militari pronti a intervenire dovranno però essere addestrati, un’ottantina potrebbe operativa già entro la fine della settimana. In attesa di segni più tangibili della fine della crisi, la politica e l’opinione pubblica si interrogano sulle categorie delle persone (per esempio medici, infermieri e insegnanti) che dovrebbero essere favorite nell’accesso al pieno di benzina dopo che alcuni distributori di Eg Group hanno razionato il poco a disposizione consentendo acquisti fino a un massimo di 30 sterline che, con il prezzo medio ai massimi da otto anni (1,3659 sterline al litro), equivalgono a neppure 22 litri. Il punto forse più dolente del dibattito è tuttavia quello sulle origini della crisi.

Il premier Johnson cela l’imbarazzo di un disastro annunciato prima della Brexit parlando di carenze di camionisti specializzati «in tutto il mondo». Secondo il ministro dei Trasporti, Gran Shapps, la stretta sull’immigrazione di lavoratori europei poco qua-lificati avvenuta con il divorzio del Regno Unito dall’Ue è solo una delle cause che, insieme alla pandemia, hanno prosciugato il Paese di manovalanza. All’economia britannica mancano, oltre ai 100mila guidatori di autobotti per il trasporto di infiammabili, anche altre professionalità come medici, infermieri e insegnanti ma, al momento, soprattutto macellai e braccianti agricoli. La campagna «Pick for Britain» è stata lanciata dal governo ad aprile scorso proprio per reclutare braccia britanniche da impiegare per la raccolta stagionale di prodotti della terra destinati a marcire se non raccolti. L’iniziativa pare non abbia funzionato.

I produttori di narcisi, per fare un esempio, hanno lamentato di aver lasciato morire nei campi 300 milioni di fiori con perdite per il settore di 100 milioni di sterline. L’annunciata concessione di 10.500 visti temporanei (5mila camionisti, 5.500 addetti all’industria avicola) disposta per favorire l’ingresso nel Regno Unito di personale da impiegare per far rientrare l’emergenza è una mossa dolorosa per un esecutivo a trazione brexiteer. Potrebbe servire, questo è ciò che si augurano i conservatori, a mettere in salvo il Natale ma, come sottolineato anche dalla Camera di Commercio britannica, non scioglierebbe i nodi a lungo termine. Tra gli scaffali dei supermercati potrebbero continuare a scarseggiare frutta, verdura, acqua imbottigliata, carne macinata e pollo. Il Paese è a corto pure di CO2, il biossido di carbonio derivato dalla lavorazione del gas naturale che viene utilizzato in alcune fasi della macellazione.

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