mercoledì 26 agosto 2015
Steve Maman, uomo d'affari di Montreal, ha lanciato una raccolta fondi sul web per riscattare le ragazze anche yazide: 128 liberate.
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Lo chiamano già lo “Schindler” ebreo. Steve Maman, un uomo d’affari di Montreal, invece di bambini dai campi di sterminio nazisti, libera ragazze finite nelle mani dello Stato islamico. Il suo progetto, «liberazione di cristiani e yazidi figli dell’Iraq», o Cyci ha già strappato 128 giovanissime alla schiavitù sessuale. «Quello che ha motivato me è molto semplice – ha detto Maman alla stampa canadese – essere parte di un popolo sopravvissuto alla Shoah che ha aspettato per sei anni che qualcuno venisse ad aiutarci». Secondo le Nazioni Unite, quasi tremila donne e ragazze sono state vendute come schiave, o prese come spose da combattenti da quando l’Is ha iniziato a combattere nel nord dell’Iraq lo scorso anno. Maman ha deciso di intervenire otto mesi fa. «Già troppi mesi erano passati senza una reazione internazionale», aggiunge. Dal sito di crowdfunding gofundme.com ha lanciato dunque una raccolta che in poche ore ha raggiunto il mezzo milione di dollari e che continua ad aumentare, avvicinandosi all’obiettivo di 2 milioni prefissato dall’uomo di affari. Ogni donna può essere riscattata pagando dai 1.000 ai 3.000 dollari, incluse le spese per il mediatore. Una volta liberate vengono portate in un campo profughi in Kurdistan dove vengono curate prima di riabbracciare i loro cari. Tutte hanno raccontato esperienze devastanti. Molte sono incinte. «C’è sempre uno stupro, o ripetuti stupri e numerose vendite. Sentiamo parlare di donne affamate, tenute in gabbia, minacciate di essere bruciate se non si piegano alla schiavitù sessuale», spiega. Il meccanismo del rilascio non è chiarissimo e ha sollevato critiche. Maman sostiene di non comprare dall’Is la libertà delle bambine e spiega di usare una squadra di lavoratori umanitari e iracheni di buona volontà a Mosul, che «riceve fondi e ha contatti per negoziare con i rapitori». Questi, spiega, a volte sono soldati dell’Is, altre volte civili che approfittano della situazione. Il 42enne padre di sei figli dice che il denaro non è mai incanalato direttamente al Califfato, ma aggiunge che la sua preoccupazione principale è «salvare vite, non i dettagli della logistica». E respinge l’idea che i suoi soldi possano incoraggiare gli jihadisti a prendere più ragazze. «Non c’è altro modo di salvarle e non possiamo stare a guardare. Del resto lo stesso Oskar Schindler comprò dai nazisti la vita di 1.200 ebrei», conclude il canadese, e cita il Talmud: «Colui che salva una vita, salva un mondo».
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