giovedì 5 novembre 2015
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La statura è inversamente proporzionale al coraggio. Máxima, ragazza indigena di Conga, villaggio delle Ande peruviane a oltre 4mila metri d’altezza, non ha paura di difendere il suo fazzoletto di terra dalle mire di Yanacocha, la più grande multinazionale dell’oro, di proprietà della società statunitense Newman. Una battaglia impari che ha trasformato Máxima Acuña Chaupe nell’emblema dell’impegno delle popolazioni Sud del mondo contro le industrie estrattive. Queste ultime, nei luoghi più poveri e remoti del pianeta, impiegano, spesso, tecniche invasive - come i bagni delle rocce in acqua e cianuro ­- vietate altrove. Mettendo a rischio, in nome del business, la salute degli abitanti. E l’intero ecosistema. Máxima e decine di migliaia di altri ambientalisti “improvvisati”, dunque, combattono in difesa della terra. Dunque, di tutti.  

La maggior parte delle storie di questi donne e uomini restano invisibili. Quella di Máxima no. A raccogliere la sua voce è stata la reporter italiana Simona Carnino nel documentario Aguas de Oro, realizzato con il contributo dell’Ong torinese M.A.I.S. e il patrocinio di Amnesty International. Il video ha appena vinto il premio del progetto europeo Dev Reporter Grant (reportage completo sul sito www.aguasdeoro.org)

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