mercoledì 13 aprile 2011
I ministri degli Esteri internazionali si incontrano oggi in Qatar per colloqui sul futuro della Libia, con alcuni di loro che sono impazienti di aumentare i raid aerei contro le forze di Gheddafi, per paura di uno stallo sul campo di battaglia. Continua l'assedio di Misurata, la "Sarajevo libica".
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I ministri degli Esteri internazionali si incontrano oggi in Qatar per colloqui sul futuro della Libia, con alcuni di loro che sono impazienti di aumentare i raid aerei contro le forze di Muammar Gheddafi, per paura di uno stallo sul campo di battaglia. Il ministro degli Esteri britannico William Hague ha detto che la Nato ha bisogno di una forza d'urto più potente in Libia e che le sanzioni sul governo libico dovrebbero essere intensificate. "Abbiamo inviato più aerei da guerra per proteggere i civili. Ci aspettiamo che gli altri paesi facciano altrettanto, col tempo", ha detto in un'intervista. Il ministro degli Esteri francese Alain Juppe, dal canto suo, ha detto che la Nato deve fare di più per distruggere le forze di Gheddafi e per liberare Misurata dall'assedio. I ribelli hanno respinto in settimana un piano di mediazione dell'Unione Africana per un cessate il fuoco perché nel piano non ci sarebbero garanzie sull'uscita di scena di Gheddafi. Il "gruppo di contatto" internazionale si incontrerà con i rappresentanti del Consiglio nazionale dei ribelli, che fino ad ora non è sembrato in grado di spodestare il leader libico nonostante l'ausilio degli attacchi aerei occidentali. Un portavoce dei ribelli ha ribadito da Doha che i rivoltosi non prenderanno in considerazione alcun piano di pace che preveda un ruolo per Gheddafi, e ha detto che i paesi della coalizione stanno valutando l'ipotesi di armare l'opposizione. In ogni caso il portavoce ha detto che i ribelli valutano positivamente l'iniziativa della Turchia, inizialmente contraria ad un'azione militare, per una transizione pacifica in Libia. l portavoce del governo libico Mussa Ibrahim si è invece scagliato contro "il modo di pensare imperialista" dell'Occidente, accusando le potenze mondiali di voler imporre un cambiamento politico in Libia. "Noi siamo pronti a combattere se necessario. Non solo l'esercito libico ma ogni uomo, donna e tribù libica", ha detto ieri sera da Tripoli. Moussa Koussa, ex ministro degli Esteri libico che è fuggito in Gran Bretagna lo scorso mese, incontrerà i ribelli a Doha a margine dei colloqui del gruppo di contatto, ha fatto sapere ieri il governo britannico. RIBELLI: STIAMO PRODUCENDO 100.000 BARILI GREGGIO AL GIORNOL'Unione Africana sta cercando il modo di stabilire un cessate il fuoco in Libia e sta cercando di convincere i ribelli di Bengasi a contribuire agli sforzi, ha riferito oggi un portavoce.Nonostante il fallimento del piano di pace proposto dall'Ua questa settimana, Nouredin Mezni, portavoce del capo della Commissione dell'Unione Africana, ha detto di sperare che il cessate il fuoco possa essere stabilito "nel giro di giorni o di ore"."Quando parliamo di riforme politiche è compito del popolo libico, dobbiamo lasciare che sia il popolo libico a scegliere il proprio leader", ha detto Mezni. Intanto la coalizione ribelle ha fatto sapere che nei suoi giacimenti petroliferi si stanno producendo 100.000 barili di petrolio greggio al giorno ma solo "una piccola quantità" è stata esportata. I ribelli hanno esportato circa un milione di barili in questo mese, con l'aiuto del Qatar, ma non hanno ricevuto alcuna somma di denaro, ha detto Mahmud Awad Shammam, portavoce del Consiglio Nazionale libico.MISURATA SOTTO ASSEDIOMisurata come Sarajevo: è questa l'immagine evocata da coloro che sono riusciti ad arrivare nella martoriata città enclave dei ribelli nella Libia occidentale, assediata da giorni dalle forze di Muammar Gheddafi. Ma Misurata è anche il capitolo forse più scottante dell'operazione avviata dalla Nato per proteggere i civili nel conflitto ed evitare altre vittime innocenti. I morti sarebbero già almeno mille, secondo le stime degli insorti, migliaia i feriti: oggi, secondo fonti locali contattate dalla Reuters, ci sono state 12 vittime, tra cui una bambina di tre anni uccisa da un cecchino. A Lussemburgo, il 'ministro degli Esterì del Cnt, Ali Al Isawi, ha detto ai colleghi della Ue che le forze di Gheddafi hanno finora provocato 10 mila morti, 30 mila feriti e 20 mila dispersi.  Ma è Misurata il punto nevralgico della crisi. Quella che ormai viene definita una 'Sarajevo libicà è una "città allo stremo", da giorni "senza elettricità, acqua, senza nessun tipo di servizio pubblico attivo", ha ricordato ancora oggi il responsabile per la città del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) Suleiman Fortia. "Controlliamo il porto, garantendo ancora l'accesso via mare", si è poi limitato a rispondere ai giornalisti che chiedevano se fosse vero che le forze di Muammar Gheddafi avanzano verso il centro.
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