martedì 26 aprile 2011
Audizione dei ministri Frattini e La Russa al Parlamento: missione in linea con la risoluzione Onu. Otto aerei pronti a colpire con raid mirati. Per il Quirinale il nuovo impegno è «lo sviluppo naturale di quelli già presi». Bossi telefona a Napolitano. Per i malumori nella maggioranza slitta il Consiglio dei ministri. Ma Reguzzoni prova a ricomporre: faremo valere la nostra posizione, ma siamo con il governo.
- Già dura da troppo di Andrea Lavazza
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Il passaggio parlamentare sulla questione Libia, secondo il ministro Maroni è "inevitabile, visto che sono state presentate delle mozioni" e la Lega "non è certamente contraria ad un passaggio parlamentare". Lo ha detto il ministro Maroni conversando al telefono con l'Ansa.  Maroni ha quindi ribadito, rispondendo alla domanda se la posizione del premier sia sbagliata per la Lega "ripeto che la Lega ha avuto e ha una posizione netta e precisa, ed è il no ai bombardamenti pronunciato chiaramente ieri da Bossi e ribadito anche oggi sul quotidiano la Padania".FRATTINI: GHEDDAFI DEVE LASCIARE, MA NESSUNA IPOTESI DI UCCIDERLO"Pensiamo a lavorare con urgenza, e lo stiamo facendo, ad una soluzione politica che consenta a Gheddafi di lasciare il potere garantendo la sua incolumità personale". Così Franco Frattini, intervistato al Tg4, replica alle dichiarazioni di Vladimir Putin che ha accusato la Nato di cercare di uccidere il colonnello libico con i raid su Tripoli. "Nessuno ha mai pensato e pensa ad un'ipotesi del genere", ha detto ancora il ministro degli Esteri.IL COINVOLGIMENTO ITALIANOL'Italia parteciperà ai raid aerei mirati sulla Libia con otto dei 12 velivoli già messi a disposizione della coalizione a guida Nato, che sono da ora pronti a colpire. Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa nelle sue comunicazioni al Parlamento. "I velivoli e gli equipaggi sono già pronti e al termine di questa informativa saranno messi a disposizione della Nato per essere impiegati quando saranno gli obiettivi saranno loro assegnati", ha detto La Russa ai deputati e senatori delle Commissioni Esteri e Difesa dei due rami del Parlamento. Il ministro ha assicurato che "gli obiettivi saranno colpiti con sistemi d'arma ad alta precisione, al fine di evitare ogni danno collaterale".Inoltre, "a giorni" partiranno per Bengasi i 10 istruttori delle forze armate che completeranno l'impegno italiano a difesa della popolazione civili in Libia, ha aggiunto il ministro, parlando degli aiuti italiani agli insorti. Nel corso della stessa informativa il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che "l'arsenale militare di Gheddafi è stato ridotto di oltre un terzo, è stata smantellata l'aviazione, ma continua a essere presente in molte aree del territorio".Per giustificare la decisione dell'Italia di partecipare ai bombardamenti mirati Libia, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto che senza i raid contro le forze di Muammar Gheddafi, si permetterebbe loro di uccidere migliaia di civili. "Sappiamo oggi che la volontà del colonnello Gheddafi e dei suoi figli è di vendicarsi contro il suo popolo, questo mette a rischio la popolazione... o colpiamo i carri armati o lasciamo uccidere i civili a centinaia o forse a migliaia", ha detto Frattini in una comunicazione al Parlamento. Per il responsabile della politica estera italiana, "la situazione è difficile sul terreno, ecco perché occorre andare sino in fondo". La decisione italiana è "il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo. Riteniamo quindi di operare pienamente all'interno delle linee fissate dal Consiglio supremo difesa, già confortate da un ampio consenso parlamentare".Frattini ha detto che anche i raid aerei italiani si svolgeranno "nel perimetro delineato dalla risoluzione dell'Onu 1973, il cui mandato esclude solo una ipotesi, l'uso delle forze di terra sul territorio libico".Sul tema più sensibile per i rapporti tra il governo e la Lega Nord, che si è irritata per la decisione dei raid, Frattini ha detto che l'emergenza immigrazione non sarebbe inferiore se l'Italia si fosse tenuta in disparte nella crisi libica, anzi, la maggiore pressione italiana su Gheddafi potrebbe dare i suoi frutti anche nel contrasto alla tratta dei clandestini."Il regime di Gheddafi ha contribuito ad organizzare gruppi di disperati, messi nei barconi ed esposti alla morte come rappresaglia verso l'Europa", ha detto Frattini, parlando dei profughi provenienti dalla Libia che arrivano sulle coste italiane. "Quanto più forte sarà la pressione dell'Italia sul regime, tanto più difficile sarà per lui organizzare gruppi di profughi come rappresaglia per l'Europa". "Si dovrà anche valutare se questa azione configuri gli estremi di imputazione per crimini contro l'umanità a carico di Gheddafi, a cui il procuratore della Corte penale internazionale sta lavorando".La Lega utilizzerà tutto il suo peso politico per far valere le sue posizioni contrarie a un intervento di forza in Libia, ma nessuno si aspetti che il Carroccio agisca contro il governo. Lo afferma il presidente dei deputati della Lega Nord, Marco Reguzzoni, intervenendo a Montecitorio davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. "La nostra discussione non è contro il governo, ma nel governo e nalla maggioranza. Non accettiamo - sottolinea Reguzzoni - speculazioni di tipo politico. Si metta il cuore in pace chi fa paragoni con il governo Prodi. Da sempre abbiamo manifestato una posizione cauta e prudente, contraria a ogni intervento di forza".SLITTA IL CONSIGLIO DEI MINISTRISlitta alla prossima settimana il Consiglio dei ministri che sembrava si dovesse tenere venerdì. A quanto si apprende, questa mattina si è riunito il 'preconsigliò, ma non è stata ancora fissata la data del prossimo Cdm. Le questioni da chiarire prima del Cdm sarebbero relative ai rapporti tra Silvio Berlusconi e la Lega Nord in merito all'ampliamento dell'intervento italiano in Libia, a cui il Carroccio si è detto nettamente contrario. Non è da escludere un incontro tra il presidente del Consiglio e il Senatur in tempi brevi.Un colloquio telefonico ieri "all'ora dei telegiornali" tra Umberto Bossi ed il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ne dà conto la Padania che nel lungo editoriale a firma di Carlo Passera descrive l'irà del Senatur per "le vicende che dividono nel merito, e con tutta evidenza, le posizioni leghiste da quelle berlusconiane". In merito alla telefonata con il Capo dello Stato, il quotidiano leghista scrive che il leader del Carroccio ha "raccontato la propria posizione" a Napolitano, ovvero ha sottolineato che - sono parole virgolettate di Bossi - "il Consiglio dei ministri non ha mai detto sì ai bombardamenti". La Padania sottolinea anche le "gravi questioni di metodo" nelle decisioni del governo: "le scelte del premier - si legge - non sono state nè annunciate, nè discusse e tantomeno vi è stato su di esse il semaforo verde del Carroccio, che è alleato fedele e responsabile non certo cieco e sordo passacarte di qualsiasi stravaganza"."Davanti a contingenze così rilevanti non abbiamo una maggioranza, nè un governo che tiene la barra. E pertanto bisognerà riverificare in Parlamento lo stato delle cose". Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a proposito delle divisioni tra Pdl e Lega sull'intervento in Libia.LIBIA, SOLO RAID MIRATISilvio Berlusconi riabbraccia Nicolas Sarkozy, che si dice «rallegrato» per la decisione italiana, ma rischia di perdere per strada Umberto Bossi. Sulla Libia l’Italia sigla una tregua con la Francia. Quasi un accordo, su tutta la linea – dopo lo scontro sull’immigrazione tunisina, e le frizioni sulla guida del conflitto – con l’alleato che per primo si era esposto ad aprire il fuoco, in difesa degli insorti. Tregua anche sulla scalata a Parlamalst di Lactalis, il che fa dire a Umberto Bossi: «Siamo diventati una colonia francese, non si acquisisce peso internazionale a dire sempre sì».«Non si tratta di bombardamenti, come ho letto oggi sui giornali, ma di interventi di estrema precisione su singoli obiettivi militari, in modo da escludere vittime civili», spiega Berlusconi l’evoluzione sul conflitto libico. Ben consapevole che ora si apre una delicata partita con gli alleati. Con la Lega, soprattutto (che proprio non ci sta) ma anche con esponenti del suo stesso partito, per niente convinti. Il premier la spiega come una mossa, per venire incontro alle pressioni della Nato e alla drammatica richiesta di aiuto dei ribelli libici: «Abbiamo sentito al telefono il presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil – rivela – , che ci ha ringraziato por la nostra decisione di aumentare l’impegno in Libia, con più flessibilità nell’uso dei nostri velivoli». Sarkozy incassa il cambio di rotta. Dopo la riluttanza, che Berlusconi ora spiega così: «Siamo stati frenati dall’essere stata la Libia una nostra colonia, e dall’aver sancito un trattato di amicizia col popolo libico», dice Berlusconi guardandosi bene dal citare il rais, come per dare dignità alle ragioni che ancora spingono la Lega a mettersi di traverso. «Ho sentito Bossi, Calderoli e Maroni», dice, con il ministro dell’Interno in prima fila che lo ascolta con al fianco, Gianni Letta, Franco Frattini e Giulio Tremonti. Per niente convinto della svolta su Lactalis, tanto più che Berlusconi (a precisa domanda) evita di dire alcunché sul futuro del decreto anti-scalate. che hanno preso parte al vertice insieme agli omologhi francesi. «E sentirò di nuovo Bossi», fa sapere.E infatti lo sente, più volte, ma se lo scopo era dissuaderlo il risultato è fallito. «Non sono d’accordo sui bombardamenti», insiste senza mezzi termini il leader della Lega. «Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano così», ne fa anche un problema di metodo per un’accelerazione sulla quale è stato coinvolto praticamente a cose fatte. «Berlusconi dirà pure che Gheddafi ci riempie di clandestini – aggiunge il leader della Lega –. Gli Usa vogliono bombardare? Facciano loro....».  In serata, inoltre, il quotidiano della Lega La Padania ha diffuso una nota in cui il costo di tre mesi di missione militare e dei rimpatri veniva quantificato in 700 milioni di euro. Mentre il titolo di prima del giornale di oggi è «Berlusconi si inginocchia a Parigi».Massimo Polledri, esponente cattolico della Lega concorda con Bossi e ne esplicita il pensiero: «Abbiamo attaccato D’Alema che ci avvertì dei bombardamenti a cose fatte, e ora che facciamo, lo stesso?», dice. Il Carroccio non molla, forse sperando – sotto sotto – che la differenziazione non debba essere sancita con un voto in Parlamento, nonostante la spinta delle opposizioni è perché si arrivi alla conta.«Cambiamenti imprevedibili e radicali», prova a gettare acqua sul fuoco Sandro Bondi. «E su questioni che riguardano gli interessi generali della Nazione sarebbe auspicabile si rinunciasse alla propaganda», dice l’ex ministro dei Beni Culturali. Ma al di là degli attacchi che arrivano dalle opposizioni per la posizione mutata il governo fa fatica a spiegarsi proprio con i suoi. «Mi piace più l’Italia che manda gli aiuti umanitari a Bengasi piuttosto che l’Italia che bombarda», dice il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. «Non solo la Lega ha delle perplessità sull’intera storia per come è nata e si è sviluppata - aggiunge -. Anche all’interno del Pdl ci sono delle riserve», assicura. Perplesso anche Carlo Giovanardi. Ancor più dura la deputata ex finiana Souad Sbai, che parla di «colonialismo mascherato».Ma Sarkozy e Berlusconi non possono più tornare indietro. Il presidente francese, però, esclude interventi con truppe di terra: «Non lo prevede la risoluzione Onu». Ma, a precisa domanda, non esclude che l’intervento possa allargarsi in Siria: «La repressione in atto - dice il presidente francese - è inaccettabile. Non ci possono essere due pesi e due misure. Sosteniamo l’aspirazione dei popoli arabi alla libertà e alla democrazia. Ma servirà - prende tempo, Sarkozy - una risoluzione Onu». Angelo Picariello
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