lunedì 20 gennaio 2020
Ma Sarraj e Haftar non si parlano e non firmano il documento. Conte: l'Italia è disponibile a essere in prima fila, attraverso l'Onu, per il monitoraggio della pace
La foto di gruppo dei leader che hanno partecipato domenica alla Conferenza di Berlino sulla Libia

La foto di gruppo dei leader che hanno partecipato domenica alla Conferenza di Berlino sulla Libia - Ansa

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La strada per la pace in Libia è ancora molto lunga: a Berlino domenica è stato compiuto un primo passo. I 15 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza voluta dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, hanno espresso consenso unanime su tre punti fondamentali: favorire il cessate il fuoco, rispettare l'embargo contro le armi e tirarsi indietro dalle interferenze. Nei fatti, i due principali contendenti per il potere sul terreno, il presidente del Governo di accordo nazionale, Fayez al Sarraj, e il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, non hanno voluto parlarsi e nemmeno stare nella stessa stanza. Hanno costretto Merkel e i suoi sherpa a fare la spola per strappare l'unica concessione della giornata, un comitato militare dei 5+5 per monitorare la tregua. E non hanno firmato il documento finale.

L'Italia, ha assicurato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è «assolutamente disponibile ad essere in prima fila anche nella direzione di una missione di monitoraggio della pace». «Ne abbiamo parlato, ci abbiamo riflettuto anche all'interno del governo», ha sottolineato il premier. Per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, la conferenza di Berlino «ha raggiunto i risultati che si era data. Non sono stati risolti tutti i problemi, ma è stato compiuto il passo in avanti che aspettavamo».

Tra Sarraj e Haftar «ci sono tante divergenze, non si vogliono parlare», ha evidenziato Merkel a conclusione della Conferenza durata oltre quattro ore e partita con l'auspicio di papa Francesco di «un cammino verso la cessazione delle violenze e una soluzione negoziata che conduca alla pace e alla tanto desiderata stabilità del Paese».

«È ancora impossibile organizzare un dialogo tra le parti in conflitto in Libia, ma è stato fatto un piccolo passo avanti rispetto all'incontro di Mosca», ha ammesso il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. «Non abbiamo risolto tutti i problemi - ha premesso la cancelliera - ma abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamè», l'inviato speciale dell'Onu in Libia.

Le notizie che arrivano però stamani dal terreno non sono confortanti. Una «ripresa dei combattimenti» nella parte «sud di Tripoli» è stata segnalata nella tarda serata di ieri da un tweet di al-Hadath, tv della catena al-Arabiya. Gli scontri sono avvenuti «nei pressi del cimitero» di al-Hadba, precisa l'emittente specializzata in crisi regionali arabe. Un tentativo di avanzata sulla zona da parte delle milizie del generale Khalifa Haftar era stato denunciato ieri come nuova violazione del cessate il fuoco dalle forze filo-governative.

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