mercoledì 30 marzo 2011
Fonti vicine ai rivoltosi riferiscono che i soldati del rais hanno ripreso la città nell'est del Paese. La notizia arriva dopo che l'artiglieria delle forze lealiste ha dato il via a un attacco contro Misurata con razzi e cannoni dei carri armati. Gli insorti affermano invece di aver riconquistato il sito petrolifero di Ras Lanuf.
- Non finisca come nel '91 di Luigi Geninazzi
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IL REPORTAGE Ecco i ribelli: tra ideali, petrolio e libertà
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Non si ferma la controffensiva delle forze pro Gheddafi. Fonti vicine ai ribelli ad Ajdabiya riferiscono che i soldati del rais hanno ripreso la città di Brega, nell'est della Libia. La notizia arriva dopo che l'artiglieria delle forze lealiste ha dato il via a un attacco contro Misurata con razzi e cannoni dei carri armati. Gli insorti affermano invece di aver riconquistato il sito petrolifero di Ras Lanuf. Il governo libico ha annunciato che farà causa a qualsiasi azienda internazionale che concluderà affari con i ribelli nel settore dell'energia. Dura la posizione del presidente cinese Hu, che al presidente Sarkozy, in visita in Cina, ha detto che «se le azioni militari colpiscono popolazioni innocenti e provocano gravi crisi umanitarie, allora violano il mandato originale del Consiglio di sicurezza dell' Onu».AL ARABIYA, UGANDA DISPOSTA AD ASILO GHEDDAFIL'Uganda accoglierebbe un'eventuale richiesta di asilo da parte di Muammar Gheddafi. Lo ha riferito l'emittente Al Arabiya.RIBELLI, FINITO BLOCCO DEL PORTOÈ stata posta fine al blocco del porto di Misurata imposto dalle forze pro-Gheddafi, consentendo così l'arrivo di aiuti via mare e l'evacuazione di feriti. Lo ha annunciato un portavoce dei ribelli. Il portavoce, contattato per telefono, ha precisato che la fine del blocco da parte delle forze di Gheddafi - oltre all'evacuazione di feriti - consente l'arrivo di due navi di aiuti umanitari. Nel confermare che ieri i lealisti hanno ucciso 18 civili, il portavoce ha riferito che le truppe pro-Gheddafi continuano a sparare colpi di artiglieria e a ingaggiare scaramucce con i ribelli .GOVERNO, CAUSE AD AZIENDE IN AFFARI CON RIBELLIIl governo libico farà causa a qualsiasi azienda internazionale che concluderà affari con i ribelli nel settore dell'energia. Lo riferisce l'agenzia Jana. «La società nazionale per il petrolio... è l'entità autorizzata dalla legge per trattare con gli esterni. Per via dell'importanza strategica di questi beni - petrolio e gas - a livello globale, nessun Paese può lasciare la sua gestione a delle bande armate», si legge in un comunicato diffuso dall'agenzia Jana. «Lo Stato libico farà causa a chiunque concluda accordi sul petrolio con altri fuori dalla società nazionale», si precisa.HU A SARKOZY, RAID POTREBBERO VIOLARE RISOLUZIONEGli attacchi aerei della coalizione in Libia potrebbero violare il mandato dell'Onu, secondo il presidente cinese Hu Jintao, che oggi ha ricevuto quello francese Nicolas Sarkozy. «Se le azioni militari colpiscono popolazioni innocenti e provocano gravi crisi umanitarie, allora violano il mandato originale del Consiglio di sicurezza dell' Onu», ha affermato Hu citato dalla Cctv, la tv di Stato cinese. «La storia ha dimostrato che l'uso della forza non risolve i problemi, ma che anzi non fa che complicarli», ha aggiunto Hu. Ricevendo il presidente francese, uno dei promotori della risoluzione che ha autorizzato gli attacchi aerei contro le forze di Muammar Gheddafi, Hu ha sottolineato che «sono il dialogo e gli altri mezzi pacifici a fornire la risoluzione ultima dei problemi». Il presidente cinese ha aggiunto che Pechino «appoggia gli sforzi politici per il miglioramento della situazione in Libia». Sarkozy è in Cina per partecipare a un seminario informale dei ministri economici e dei banchieri centrali del G20 sul sistema monetario internazionale che si terrà a Nanchino, nel sud del Paese.GB ESPELLE CINQUE DIPLOMATICI LIBICILa Gran Bretagna ha espulso cinque diplomatici libici dal Regno Unito. Lo ha reso noto il ministro degli esteri William Hague alla Camera dei Comuni. Hague ha detto che ieri una missione diplomatica britannica si è recata a Bengasi: era guidata da Christopher Prentice, l'ambasciatore a Roma. Tra i diplomatici esplusi c'è l'addetto militare. I cinque - ha detto Hague - potevano porre «un pericolo per la nostra sicurezza». IL FRONTE DIPLOMATICOIl sipario sulla Conferenza tenuta ieri a Londra sulla Libia è calato con lo scenario di un possibile esilio del rais di Tripoli. Ma si è cominciato anche a parlare di armare i ribelli. «La risoluzione Onu - ha detto il segretario di Stato Hillary Clinton - permetterebbe di farlo». E non lo ha escluso nemmeno il presidente americano Barack Obama il quale ha aggiunto che il cappio intorno a Gheddafi si sta stringendo e che è troppo presto per parlare di negoziati con il Colonnello.Il Regno Unito «non tratta una partenza di Muammar Gheddafi», dice il ministro degli Esteri britannico William Hague, ma «questo non impedisce ad altri di farlo»: il sipario sulla Conferenza tenuta ieri a Londra sulla Libia è calato con lo scenario di un possibile esilio del rais di Tripoli. «È l'unico modo di fermare il bagno di sangue», ha detto Hamad bin Jabr al-Than, premier e ministro degli esteri del Qatar, primo Paese arabo che, dopo la Francia, ha riconosciuto i ribelli del Cnt proponendosi anche come tramite per vendere il petrolio libico e in questo modo finanziare gli sforzi dell'opposizione. In Libia le cose per gli insorti si mettono male: le forze di Gheddafi «attaccano dal mare e da terra» Misurata, ha gettato l'allarme il primo ministro David Cameron inaugurando la riunione di Londra. Cecchini del dittatore «sparano addosso agli abitanti e poi li lascia morire dissanguati in strada», ha detto Cameron mentre la Cnn parla di "carneficina". Come proteggere gli abitanti della città libica? A Londra non è stato rafforzato il dispositivo militare. E' stato costituito invece un Gruppo di Contatto sulla Libia di una ventina di paesi che si riunirà al più presto in Qatar, ma si è cominciato anche a parlare di armare i ribelli, come aveva proposto l'ambasciatore americano all'Onu Susan Rice trovando convergenza nel ministro degli esteri francese Alain Juppe. "La risoluzione Onu - ha detto il segretario di Stato Hillary Clinton - permetterebbe di farlo". E non lo ha escluso nemmeno il presidente americano Barack Obama. «È in esame ogni ipotesi», ha detto alla Nbc. Secondo i media britannici, tuttavia, non si escludono clamorose spaccature tra gli alleati su questo argomento. Il segretario generale della Nato Andres Fogh Rasmussen, ed esempio, ha detto a SkyNews che la risoluzione dell'Onu non prevede di rifornire gli insorti e che la Nato sarà in Libia «per proteggere le popolazioni, non per armarle». Al di là dei risultati di ieri, modesti sulla carta, l'obiettivo di Londra era mostrare a Gheddafi una profusione di bandiere: quasi 40 nazioni sovrane, oltre alla Lega Araba, l'Organizzazione della Conferenza Islamica, la Ue, l'Onu e la Nato che domani assumerà il comando delle operazioni militari. Una prova di coesione uniti convincere il rais che è ora di togliere le tende. Grande assente era l'Unione Africana, che fino a ieri doveva esserci: divergenze interne, come ha spiegato Juppe, oppure forse la discrezione di chi dietro le quinte sta negoziando per la partenza del rais da Tripoli? «È stato un giorno importante per la Libia», ha detto Hague: «Abbiamo allargato e approfondito la coalizione». È stata anche l'occasione per un maxi-spot del Cnt in versione giacca e cravatta. Tra i ribelli potrebbero esserci ex tirapiedi di Gheddafi e, come ha detto il comandante supremo della Nato ammraglio James Stadviris, "guizzi" di al Qaida e, per capirci di più, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno annunciato l'invio di diplomatici esperti di mondo arabo a Bengasi. Ma intanto Hague ha tenuto a battesimo la nuova compagine portando il portavoce Mahmoud Jibril a incontrare la Clinton e Cameron. Si è parlato, tra l'altro di come fare fronte ai bisogni finanziari dell'opposizione, dopo che pubblicamente, in una conferenza stampa organizzata dal Foreign Office, i ribelli di sono impegnati tenere, nel dopo Gheddafi, libere elezioni. La riunione, nella scenografica Lancaster House, si è chiusa sulle note di un obiettivo comune: Gheddafi non ha più legittimità e se deve andare. "Idealmente" tutti i partecipanti di Londra, Cameron, la Clinton, perfino il Cnt, vorrebbero processarlo per crimini di guerra ma se il dittatore accettasse di levarsi di torno di suo nessuno sarebbe scontento: come ha detto oggi alla Bbc Hague, «non sta a noi decidere dove Gheddafi vuole andare in pensione». Quello di un possibile esilio Gheddafi «è uno degli argomenti di cui abbiamo parlato», ha confermato il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini precisando comunque che non gli si potrà «promettere un salvacondotto». Frattini è tornato a rilanciare di un ruolo dell'Unione africana: «Non è un segreto che possa fare da leva ma queste cose per avere successo devono essere fatte con discrezione». E Hillary Clinton ha fatto sapere che un inviato dell'Onu andrà presto a Tripoli per chiedere a Gheddafi di attuare un vero cessate il fuoco e per discutere con lui anche l'opzione dell'esilio.
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