lunedì 26 settembre 2011
​Il governo di transizione libico ha annunciato domenica di aver scoperto una fossa comune a Tripoli contenente i resti di oltre mille oppositori - tra i 1,.270 e i 1.700 secondo fonti diverse - in massima parte provenienti dalla Cirenaica, massacrati dalle forze di sicurezza di Gheddafi nel 1996 nel carcere di massima sicurezza di Abu Salim.
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Il governo di transizione libico ha annunciato domenica di aver scoperto una fossa comune a Tripoli contenente i resti di oltre mille oppositori - tra i 1,.270 e i 1.700 secondo fonti diverse - in massima parte provenienti dalla Cirenaica, massacrati dalle forze di sicurezza di Muammar Gheddafi nel 1996 all'interno del carcere di massima sicurezza di Abu Salim. 

La scintilla della rivolta che ha portato al rovesciamento del regime libico il mese scorso ha avuto origine proprio dalle proteste organizzate il 15 febbraio scorso a Bengasi dai familiari dei detenuti trucidati nella famigerata prigione, che negli ultimi 15 anni è diventata il simbolo della repressionedella dissidenza ed è stata più volte oggetto di indagine da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti umani che hanno denunciato gravi abusi e torture sistematiche. 

"Ci sono più di 1.700 martiri che dobbiamo identificare uno ad uno comparando il Dna con quello dei loro familiari", ha detto alla Reuters il dottor Osman Abdul Jalil, un medico del Cnt, secondo il quale "ci vorranno forse anni per arrivare alla verità". Secondo il portavoce del Consiglio militare, Khaled Sherif, "sui cadaveri è stato versato acido per cancellare le prove del massacro".     Il carcere di Abu Salim è stato liberato il 24 agosto scorso dai ribelli entrati nella capitale libica. In un video girato dal Cnt, si vedono i rivoltosi che rompono con dei martelli i lucchetti delle celle e liberano i detenuti, i quali uscendo li abbracciano e inneggiano alla rivolta e contro Gheddafi. "Le guardie carcerarie erano fuggite. La prigione era rimasta abbandonata. Con altri abitanti del quartiere ci siamo uniti ai combattenti. Abbiamo spaccato i lucchetti e aperto le porte delle celle. Sono usciti tutti, come un fiume in piena", ricorda nel video un abitante di Abu Salim, il quartierepopolare di Tripoli da cui prende il nome la famigerata prigione.Per anni in Libia il massacro del 1996 è stato negato dal regime, anche se i familiari dei detenuti manifestavano ogni settimana a Bengasi per avere notizie sui loro congiunti. Solo accennare al massacro in pubblico poteva costare l'arresto. Le prime ammissioni risalgono al 2004, quando Saif al Islam, uno dei figli di Gheddafi, informò ufficialmente le famiglie che i loro congiunti erano morti in carcere, senza fornire altri dettagli. Secondo la dissidenza, si trattò però di un vero e proprio massacro. I circa 1.700 oppositori - ma c'è chi dice 2.000 - furono uccisi in un solo giorno. Le forze di sicurezza li radunarono nel cortile del carcere e li falcidiarono con le mitragliatrici pesanti piazzate sui tetti e con le granate. 

Oggi il cerchio si chiude. E quello che prima si sussurrava con timore in Libia è sotto gli occhi del mondo intero.

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