lunedì 1 agosto 2016
Nel mirino le postazioni del Daesh. L'intervento è stato richiesto dal governo di unità nazionale di al-Serraj. «Raid di durata limitata».
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Libia, gli Stati Uniti bombardano Sirte
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Per la prima volta dalle operazioni del 2011 che portarono alla caduta di Muhammar Gheddafi, i caccia-bombardieri degli Stati Uniti sono tornati a bombardare la Libia. Obiettivo: le postazioni del Daesh a Sirte. "Altri bombardamenti continueranno a prendere di mira il Daesh a Sirte" per consentire al governo di unità libico di "compiere un'avanzata decisiva e strategica", ha detto il portavoce del Pentagono Peter Cook. In un messaggio video diffuso in precedenza, il premier libico Fayez al Serraj, aveva annunciato di aver richiesto il supporto aereo alla coalizione di nazioni guidata dagli Usa. Ha detto anche che "i raid avranno durata limitata" e hanno già "inflitto pesanti perdite" tra le fila dei jihadisti. Secondo il Pentagono a Sirte ci sarebbero circa 1.000 combattenti del Daesh (Isis). Lo ha affermato il portavoce, Peter Cook, sottolineando che i raid anti-Daesh richiesti dal governo di unità libico rientrano "nel nostro approccio di combattere i terroristi lavorando con forze locali capaci e motivate". Si tratta, si è detto, di raid di precisione.

Il puntatore rosso indica Sirte, al centro della costa libica>>> Libia, il Daesh è in fuga da Sirte (11/6)
Nei giorni scorsi i media libici hanno riportato la notizia di un messaggio del comando dell'operazione "Al-Bunyan Al-Marsous" al governo di al-Serraj che chiedeva il supporto di raid aerei Usa nella battaglia contro il Daesh a Sirte. Nel messaggio, secondo quanto riportato da diversi media libici, si chiedeva l'intervento Usa sulla base di coordinate fornite delle forze fedeli a Serraj presenti sul terreno. Proprio oggi la compagnia petrolifera libica (Noc) ha annunciato che riprenderà le esportazioni di greggio, bloccate da mesi a causa di divergenze politiche e di attacchi jihadisti. "Avvieremo i lavori per la ripresa delle esportazioni dai porti che erano chiusi e dai giacimenti che li approvigionavano", ha indicato in un comunicato la Noc, menzionando la riparazione delle installazioni danneggiate e il "ritorno della manodopera".La settimana scorsa, le Guardie dei siti petroliferi avevano annunciato la riapertura dei due principali terminali, quelli di Ras Lanouf e di al Sedra, di una capacità rispettiva di 200.000 e di 500.000 barili al giorno. Erano chiusi dallo scorso gennaio dopo che i loro serbatoi avevano preso fuoco a causa di attacchi del Daesh. Il settore energetico, principale fonte di reddito per la Libia, è gestito dalla Noc che si è scissa in due gruppi rivali: il principale ha sede a Tripoli e fa capo al governo mentre il rivale, che ha sede nell'Est, resta vicino a un esecutivo parallelo che gode della fiducia di un Parlamento che rifiuta ancora di cedere il potere a Tripoli.
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