venerdì 20 febbraio 2015
​Raid su Derna. A Sirte gli jihadisti annunciano il coprifuoco. Fuga di massa dei lavoratori egiziani.
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Mentre proseguono i raid dell'aviazione libica su Derna, roccaforte degli islamisti, venerdì mattina tre autobombe sono esplose ad al Qubah, nell'est dell paese, causando 47 morti e 80 feriti. Tra le vittime anche 3 egiziani. Il triplice attentato è stato rivendicato dall'Is. Tra gli obiettivi nel mirino degli attentatori suicidi c'era l'abitazione del presidente del Parlamento "ufficiale" di Tobruk, Akila Saleh. Nel mirino anche il quartier generale della sicurezza locale e un'affollata stazione di servizio. Al Qubah (Gubba), cittadina di 25mila abitanti, si trova nella municipalità di Derna, roccaforte dei jihadisti dell'Is, a circa 12 chilometri dalla costa del Mediterraneo in direzione di Beida. A Sirte l'Is annuncia il coprifuoco. Lo Stato islamico ha annunciato il coprifuoco a Sirte dopo aver occupato la sede dell'emittente radiofonica locale. Secondo quanto riferisce l'emittente "Sky News Arabia", i miliziani hanno avvertito i residenti di Sirte che il coprifuoco inizierà dopo la preghiera dell'Ishaa, prevista alle 20 ora locale. Il gruppo jihadista ha preso giovedì il pieno controllo della città, occupandone l'università e tutti gli edifici pubblici. Il governo islamista di Tripoli: no negoziati. Gli islamisti che controllano Tripoli e la regione occidentale libica respingono ogni ipotesi di nuovi negoziati di riconciliazione nazionale sotto egida Onu. Il premier del governo di Tripoli (non riconosciuto dalla comunità internazionale) Omar al Hasi ritiene che "non si possa più proseguire con il dialogo nazionale sponsorizzato dall'Onu (per opera dell'inviato speciale Bernardino Leon)" dopo i recenti raid aerei egiziani. Si tratta dell'ultimo episodio della guerra che vede il governo "ombra" di Tripoli, sostenuto da Qatar e Turchia, scontrarsi con quello "ufficiale" (e laico) di Abdullah al Thani, a Tobruk, sostenuto da Egitto (in primis tramite il generale Khalifa Haftar) ed Emirati Arabi Uniti.

L'ambasciata italiana a Tripoli, chiusa il 15 febbraio (Lapresse) Gli egiziani fuggono in massa. Non si arresta l'esodo dei lavoratori egiziani dalla Libia. Migliaia sono bloccati al valico tunisino di Ras Jedir e non riescono a passare la frontiera. Da parte tunisina si fa sapere che il valico non è stato riaperto: è stato solo autorizzato, come misura di solidarietà, il passaggio del primo gruppo di 183 cittadini egiziani in fuga. I 183 potranno "rientrare poi nel Paese di origine". Alcune centinaia di egiziani sono diretti verso l'aeroporto di Djerba Zarsis, da dove dovrebbe partire un ponte aereo per rimpatriarli.

Partenza da un centro di detenzione per "illegali" a est di Misurata (Ansa) Tensione con la Turchia. Sul fronte diplomatico, cresce la tensione fra il governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, in esilio a Tobruk, e la Turchia, accusata dal premier Abdullah al-Thani di appoggiare il terrorismo e minacciata di sanzioni economiche.

Il premier libico Abdullah al-Thani, in esilio a Tobruk (Lapresse) 
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