giovedì 28 aprile 2011
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Otto aerei pronti a lanciare missili sulla Libia. È cominciata la nuova fase del coinvolgimento militare dell’Italia in Libia, che vedrà i mezzi italiani bombardare le postazioni dei soldati fedeli al colonnello Gheddafi. «I velivoli e gli equipaggi sono già pronti e al termine di questa informativa saranno messi a disposizione della Nato per essere impiegati» ha annunciato ieri pomeriggio il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nelle sue comunicazioni davanti alle Commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato. È «assolutamente necessario – ha proseguito il ministro – mantenere una forte pressione su Gheddafi anche attraverso una credibile azione militare». Nelle nuove operazioni l’aviazione militare impiegherà otto velivoli su dodici. Si tratta di quattro Tornado e quattro Harrier II, imbarcati sulla nave Garibaldi, che potranno essere anch’essi equipaggiati con armamento di precisione, per azioni contro obiettivi militari selezionati. Inoltre, «a giorni» partiranno alla volta del Paese nordafricano dieci istruttori che, assieme ai venti di Francia e Gran Bretagna, «saranno inseriti nella costituenda struttura militare di comando del Consiglio nazionale di transizione» a Bengasi. «Non avranno un’unica struttura gerarchica, con un unico comandante», ha spiegato La Russa, ma lavoreranno «in coordinamento fra loro».Sia La Russa che il ministro degli Esteri, Franco Frattini, hanno escluso un impegno militare di terra. Dal Consiglio nazionale di transizione libico «non ci è stato chiesto», ha detto La Russa. D’altronde, ha aggiunto Frattini, che oggi riceverà a Roma l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Abdelilah al-Khatib, il dispiegamento di truppe sul terreno è escluso dalla risoluzione 1973. La nuova fase militare, ha sottolineato è il «naturale sviluppo» della linea decisa a marzo dal Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro. Dunque, non è «un cambiamento di strategia», ma una «sua evoluzione». «Si era, si è e si sarà all’interno della risoluzione Onu 1973 – ha messo in chiaro – no ad azioni di terra, no a obiettivi civili, certamente sì a tutto quello che occorre alla protezione della popolazione civile libica».Con la nuova fase delle operazioni in Libia cresce la tensione nelle basi siciliane coinvolte, Sigonella e Trapani Birgi. Proprio ieri si è verificato un incidente con un caccia F16 degli Emirati Arabi Uniti in fase di atterraggio nella base siciliana di Sigonella: l’aereo, a disposizione della Nato per le operazioni militari in Libia, è uscito di pista e il pilota si è lanciato con il paracadute quando il velivolo era già a terra, senza riportare conseguenze. Il caccia F16 proveniva dalla base di Decimomannu, in Sardegna. L’aeroporto di Sigonella è stato temporaneamente chiuso e il traffico operativo dirottato a Trapani Birgi.Ai militari del 37 stormo della base della Sicilia occidentale non sono ancora arrivati ordini rispetto alla nuova posizione dell’Italia. Ma si registrano nuovi problemi sui trasporti civili. Ryanair, infatti, ha annunciato che cancellerà 72 dei suoi 264 voli settimanali a partire dal 6 maggio, «a seguito delle continue restrizioni ai voli legate alle operazioni militari da e per la Libia». Saranno annullati i voli trasferiti al Falcone Borsellino di Punta Raisi dal 21 marzo, proprio a causa della riduzione del numero di voli civili all’aeroporto di Birgi. «Ryanair ha deciso che questi voli (per Palermo) saranno cancellati fino a che non potranno operare normalmente da e per l’aeroporto di Trapani».
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