sabato 25 agosto 2012
​Il ministro degli Esteri: «Non è alzando muri che risolveremo i problemi delle tensioni interetniche e delle violenze». Il cardinale Tauran: «Nel monco c'è grande divario tra teoria e pratica. Ma i progressi ci sono, soprattutto dove dominava il comunismo».
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Anche gli altri hanno una storia da raccontare. La violenza nasce quando qualcuno si rifiuta di ascoltarla. Soltanto ascoltarla: non è necessario condividerla. Basterebbe l’ascolto per rendere possibile ed effettiva la libertà religiosa. A questo Meeting, iniziato nel giorno in cui dalla Nigeria arrivavano notizie di altri cristiani uccisi, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, invoca la necessità di ascolto e spiega l’impegno delle Nazioni Uniti per rendere effettivo il godimento di questa libertà. «È necessario – spiega – prendere atto dei vantaggi della diversità e godere dei frutti della globalizzazione. Il dialogo è la via migliore per la pace e la conoscenza degli altri favorisce la tolleranza e la pace». Accanto ad Al-Nasser, per discutere di libertà religiosa negata in tante parti del mondo, il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, e il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso. Al-Nasser spiega l’impegno dell’Onu, sotto la sua presidenza, per favorire questo difficile dialogo nei Paesi dove sono bruciati i testi sacri, infamati i simboli religiosi e oltraggiate le fedi. Quelle dell’altro. Importante è la risoluzione del marzo 2011, elaborata dal Terzo comitato per i diritti umani, per combattere le intolleranze, gli incitamenti alla violenza contro le persone in base alla loro fede. Il segretario generale dell’Onu è tra i promotori dell’"Alleanza delle civiltà" che ha unito già in una serie di conferenze 107 Paesi membri dell’Onu. Il prossimo incontro a Vienna nel 2013: «Sarà anche questo - dice - un contributo al dialogo, perché le fedi devono unire e non dividere».Il ministro Terzi, dall’Italia guarda ai Paesi del Mediterraneo, a quelli che hanno visto la primavera e a quelli che la stanno cercando. Il Grande Mediterraneo (intendendo Libia, Egitto, Algeria, Marocco, Tunisia, Israele, Libano, Turchia e i sei Paesi del Golfo) conviene all’Italia e all’Europa: «Se negli ultimi cinque anni la crisi economica è stata in parte bilanciata dall’internazionalizzazione delle nostre aziende - spiega - la regione mediterranea è stata la vera protagonista della crescita». Il nostro export verso questa regione è cresciuto nel 2011 di circa il 19% rispetto al 2010; l’interscambio complessivo, pari a oltre 82 miliardi di euro, è  aumentato del 4%; oltre 3.300 aziende italiane sono presenti nell’area. Ma non è tutta questione di affari. L’Italia e l’Europa, non considerata come si vorrebbe "intristita e perdente", continuano ad essere un punto di riferimento per l’avanzamento dei valori universali. «L’Italia - dice Terzi - ha nuovamente posto in questi ultimi nove mesi il tema della religione e della libertà religiosa al centro del dibattito internazionale. Siamo consapevoli che non alzando i muri risolveremo il problema delle tensioni interetniche, del terrorismo internazionale, della violenza sulle donne, dell’abuso sui bambini».Il cardinale Tauran porta nel dibattito la voce della Chiesa con contributi che hanno inciso tanto nelle decisioni delle istituzioni politiche e nelle coscienze delle genti, a partire dalla "Dignitatis Humanae" del Concilio Vaticano II. «Nel mondo - dice il porporato - c’è un grande divario tra la teoria e la pratica. Certo, se guardiamo agli ultimi 50 anni, vi sono stati progressi nella tutela della libertà religiosa, soprattutto nei Paesi che sono stati per anni sotto il giogo comunista, ma la situazione è ben lungi dall’essere soddisfacente in Paesi dove la maggioranza pratica l’Islam o l’Induismo, e anche nelle società secolarizzate, dove la libertà religiosa tende a essere concepita come un’opzione personale insignificante per la vita delle città». La libertà religiosa per la Chiesa è fondamentale: «Se lo Stato - invoca Tauran - non può decidere dei diritti dell’uomo, ma solo riconoscerli, non può neppure decidere della libertà religiosa, ma solo prendere atto del fatto che una società è impregnata di principi religiosi».
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