sabato 13 aprile 2013
È finito l'incubo per Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabbous: «Eravamo in mano a un gruppo islamista armato che non fa parte dell'esercito sitiano. Stiamo tutti bene». Sollievo e soddisfazione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e del presidente della Camera, Laura Boldrini.
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Sono finalmente liberi i quattro giornalisti italiani che da oltre una settimana erano trattenuti nel nord della Siria. A dare la notizia è stato il premier e ministro degli Esteri ad interim Mario Monti. L'inviato Rai Amedeo Ricucci, il fotoreporter Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e la giornalista freelance Susan Dabbous, di origini siriane, si trovano al sicuro in Turchia e «salvo cambiamenti di programma», il lor rientro in Italia è previsto per le 21 di sabato all'aeroporto di Ciampino.«Stiamo bene, stiamo tutti bene. Ci hanno trattati bene e non ci hanno torto nemmeno un capello», sono state le prime parole dopo la liberazione di Ricucci. «Eravamo in mano a un gruppo islamista armato che non fa parte dell'Esercito libero siriano», ha raccontato. «È stato un malinteso», ha assicurato, ribadendo che il gruppo sta bene ma che «ovviamente la privazione della libertà è una tortura psicologica».I quattro erano arrivati in Siria, nella zona di Guvecci controllata dai ribelli, il 2 aprile scorso, per la realizzazione del reportage “Silenzio, si muore” per conto della trasmissione Rai “La Storia siamo noi”. Ricucci aveva annunciato sul suo blog, alla vigilia della partenza, che con i suoi collaboratori sarebbe stato in Siria dal primo al 15 aprile, realizzando collegamenti ogni giorno via Skype con un gruppi di studenti di San Lazzaro di Savena. Le loro tracce si erano perse il 4 aprile, quando nel pomeriggio era previsto il collegamento con i ragazzi di San Lazzaro, ma i cellulari Gsm e satellitare di Ricucci e degli altri componenti della troupe sono risultati da allora irraggiungibili. Secondo le prime informazioni, i giornalisti sono stati trattenuti dai ribelli qaedisti della Jabat an Nusra. Il fermo sarebbe avvenuto mentre il gruppo compiva riprese video e sarebbe stato finalizzato ad accertare l'identità dei giornalisti per escludere che si trattasse di spie. I quattrio sarebbero stati trattenuti nel villaggio di Yaqubiya.Nell'annunciare la liberazione dei quattro, Monti ha ringraziato l'Unità di crisi della Farnesina e le strutturedello Stato che «con impegno e professionalità hanno reso possibile l'esito positivo di questa vicenda, complicata dalla particolare pericolosità del contesto». E ha espresso la sua gratitudine anche ai media, per aver rispettato la richiesta di riserbo che era stata avanzata sin dal primo momento. «Sollievo e soddisfazione» sono stati espressi dal presidente Giorgio Napolitano, mentre a Cetraro, il paese di Ricucci nel cosentino, è esplosa la gioia.«Esprimo la grande soddisfazione mia e della Camera dei deputati per la liberazione dei quattro giornalisti italiani che erano stati fermati in Siria», afferma la presidente della Camera, Laura Boldrini. «Essendomi trovata spesso in passato a lavorare in luoghi di crisi - ha aggiunto - so bene quanto sia difficile il compito dei giornalisti che si muovono senza reti di protezione. Dobbiamo al loro coraggio se si riesce a perforare talvolta il muro dell'indifferenza».I giornalisti “trattenuti” dagli islamisti«Sono stati trattenuti, non rapiti», lo ha precisato il vice ministro degli Esteri, Staffan de Mistura, che non ha voluto fornire indicazioni più precise sul gruppo che ha fermato i quattro: «Un gruppo armato» siriano, si è limitato a commentare. «L'importante è il risultato: che ora sono liberi», ha detto, aggiungendo anche che la vicenda «ha rappresentato un ottimo esempio di come la stampa italiana ha rispettato il silenzio stampa».Malgrado il silenzio della Farnesina, molte altre fonti indicano in Jabhat an Nusra, il gruppo che per oltre una settimana ha “trattenuto” i quattro giornalisti italiani in Siria. Si tratta di una sigla qaedista di miliziani fondamentalisti. Iscritta nella lista Usa dei gruppi terroristi.Jabhat an Nusra è salita alla ribalta in Siria agli inizi del 2012 come sedicente responsabile di una serie di attentati contro obiettivi del regime del presidente Bashar al Assad e come una delle principali forze militari del variegato fronte dell'insurrezione.Nusra ha rivendicato diversi attacchi contro basi militari del regime nella regione di Idlib, Aleppo, Raqqa, Hama, Dayr az Zor e Damasco, e alcuni attentati nella capitale contro obiettivi sensibili del regime, un attentato nel centro moderno di Aleppo e l'uccisione di un giornalista vicino al regime. Secondo osservatori, il gruppo sarebbe forte di almeno cinquemila uomini. Non è dunque la sigla più numerosa del fronte degli insorti, ma è di certo la più efficace ed esperta nel contrapporsi militarmente alle truppe di Assad. Anche per questo, si è guadagnata una diffusa popolarità nelle depresse zone rurali abitate in prevalenza da sunniti, che da due anni costituiscono il nerbo della rivolta scoppiata nel 2011.
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