martedì 11 ottobre 2011
Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per lo scambio di prigionieri palestinesi in cambio dela rilascio del caporale Gilad Shalit, ostaggio a Gaza dal 25 giugno 2006. C'è la conferma sia del governo israeliano, sia di Hamas.
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È a un passo, dopo più di cinque anni di odissea, la liberazione di Ghilad Shalit, il militare israeliano prigioniero dal 2006 nella Striscia di Gaza sotto il controllo degli islamico-radicali palestinesi di Hamas. Un accordo mediato dall'Egitto, che ne prevede il rilascio in cambio di un migliaio di detenuti palestinesi, è stato raggiunto fra i negoziatori delle due parti e presentato al vaglio finale del governo di Benyamin Netanyahu, convocato d'urgenza in seduta straordinaria a Gerusalemme.L'improvvisa accelerazione, dopo mesi di silenzio seguito a numerosi abboccamenti e ipotesi d'intesa svanite in extremis, ha trovato conferma dapprima al Cairo, per essere poi avallata anche da Hamas e dalla convocazione del gabinetto israeliano. "Ho sottoposto al governo un accordo che riporterà Ghilad Shalit sano e salvo a casa, dai suoi genitori, entro qualche giorno", ha quindi annunciato Netanyahu in un messaggio televisivo alla nazione, parlando di un documento d'intesa già siglato "definitivamente dalle parti". Un conferma piena all'anticipazione di fonte egiziana, diffusa per prima nel tardo pomeriggio dalla tv panaraba Al-Arabiya.Da Gaza e da Damasco, i vertici di Hamas hanno ribadito tutto. Accreditando per bocca di Abu Obeida, portavoce del braccio armato della fazione integralista, un tempo di "pochi giorni", forse una settimana, per chiudere la partita. E indicando in 1.027 - in una dichiarazione rilasciata dal rifugio siriano dal numero uno del Politburo, Khaled Meshaal - il numero esatto di coloro che usciranno di prigione. Mentre nella Striscia di Gaza decine di migliaia di persone e attivisti già si riversavano in strada intonando slogan di "vittoria".Stando a quanto si è appreso, il baratto coinvolge diversi condannati per gravi fatti di terrorismo, e non solo militanti di Hamas. Sulla sorte di 450 di loro il gabinetto di sicurezza israeliano ha tenuto una riunione ad hoc prima della convocazione plenaria dell'esecutivo, allargata al capo di Stato maggiore delle forza armate e ai vertici dei servizi segreti. Alcuni dei rilasciati dovrebbero poter restare nei Territori palestinesi, malgrado le preoccupazioni e le proteste che già si annunciano da parte di settori dell'establishment politico e della società d'Israele. Mentre altri sembrano destinati a una qualche forma di 'esiliò, almeno per ora. Fra i beneficiari, oltre a tutte le donne recluse, potrebbe rientrare - secondo indiscrezioni di fonte palestinese smentite peraltro dalla tv israeliana, anche Marwan Barghuti: il popolare tribuno dell'ala movimentista del Fatah, condannato a cinque ergastoli in Israele in veste di promotore delle violenze della seconda intifada, che fu all'epoca rivale interno di partito rispetto alle posizioni più moderate dell'attuale presidente dell'Autorità palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmoud Abbas).Che, tra l'altro, già stasera si è detto ampiamente soddisfatto dell'accordo raggiunto, "un successo nazionale palestinese".

Shalit, per parte sua, dovrebbe essere consegnato all'Egitto per essere poi restituito a Israele in un secondo momento. Un rimpatrio che si prospetta emozionante, dopo anni d'attesa segnati da un isolamento assoluto rotto solo da qualche foto e da un filmato diffuso dai carcerieri nel 2009. Anni durante i quali la famiglia del caporale - catturato poco più che ventenne da un commando di miliziani islamici in una sanguinosa incursione e maturato in cattività - si è impegnata senza risparmio in una mobilitazione ininterrotta (sostenuta in molti Paesi, Italia compresa) per favorire la trattativa e la liberazione del ragazzo. Quella liberazione che Netanyahu ha presentato stasera alla gente d'Israele come "una promessa mantenuta" ai coraggiosi genitori di Ghilad, informati personalmente per telefono. Ma anche - indirettamente - a tutti i genitori dei giovani israeliani in divisa.  

La portata dell'intesa e i nomi coinvolti rappresentano in ogni caso un incasso pure per Hamas, sottolineano stasera fonti politiche israeliane, illustrando il rilancio e la svolta repentina nel negoziato  come il parto di un incrocio di interessi "a livello regionale". Un riferimento allasituazione creatasi con la 'primavera arabà e la conseguente crisi nelle relazioni fra Hamas e il regime di Bashar Assad in Siria, sommata al desiderio della giunta militare dell'Egitto del dopo-Mubarak di conseguire un successo diplomatico. Proprio al Cairo, stando a queste fonti, si sono giocate negli ultimi giorni le mosse decisive. Da parte di Hamas, d'altronde, ha pesato la necessità urgente di recuperare terreno dopo una fase di affievolimento del consenso interno a Gaza e in risposta al ritorno di fiamma della linea diplomatica di Abu Mazen, con la recente richiesta di riconoscimento d'uno Stato di Palestina all'Onu. Mentre per Israele - concludono le fonti - si è trattato in fondo di scegliere il male minore. E di cogliere "una finestra di opportunità", oltre la quale la vita di Shalit sarebbe stata "lasciata in pericolo imminente": abbandonata, una volta per sempre, a una mano di dadi.

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