lunedì 9 marzo 2015
È saltato all'ultimo minuto il rilascio, forse a causa di un attentato curdo. Dei circa 250 rapiti, solo qualche decina è stata rilasciata.

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Sembrava fatta, e invece la consegna degli ostaggi è saltata all'ultimo minuto. Restano ancora nelle mani dell'Is circa 200 dei 250 cristiani (i numeri sono inevitabilmente approssimativi) rapiti il 23 febbraio dall'Is nei villaggi del nord-est della Siria. La conferma arriva direttamente dal nunzio apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari, raggiunto telefonicamente da Avvenire. "Il rilascio degli ostaggi cristiani è saltato all'ultimo minuto" riferisce il nunzio. A ribaltare la situazione potrebbe essere stato un attentato, presumibilmente a opera dei miliziani curdi o di loro alleati. Nell'occasione i jihadisti, invece di rilasciare gli ostaggi, ne avrebbero presi altri. Non si dimentichi che il sequestro avviene spesso con lo scopo di munirsi di "scudi umani" contro gli attacchi. Dal remoto nord-est della Siria, dove la guerra avviene per bande, le notizie giungono frammentate. Lo stesso nunzio, che si trova a Damasco, aveva dato per certa la liberazione, parlando stamani con l'agenzia AsiaNews. "Sono stati liberati senza il pagamento di alcun riscatto" aveva dichiarato. Precisando che "52 famiglie" per giorni nelle mani dei jihadisti "ora si trovano al sicuro". Le sue fonti avevano esultato troppo presto. E le comunicazioni con quelle aree remote, dove imperversa l'Is, sono inevitabilmente frammentarie. Restano valide, e risuonano ancora più drammatiche, le parole del nunzio sulla situazione siriana, a partire da quella della capitale: "Va male, ieri è stata una giornata dura sia a Damasco che ad Aleppo". "Sentivamo aerei sopra le nostre teste e sono caduti diversi colpi di mortaio in diversi punti della capitale", racconta. Anche i prossimi giorni "non saranno migliori". La scorsa settimana è fallito il tentativo di mediazione per una tregua avanzato dall'inviato Onu Staffan De Mistura. "C'era da temere che il tentativo di dialogo fallisse - conclude il nunzio apostolico - ora aspettiamo di vedere cosa succede in futuro, ma non vi sono margini per l'ottimismo".
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