sabato 3 dicembre 2022
I numeri ufficiali mitigano la crisi, ma il 30% dei negozi è sfitto. Un centro commerciale su due rischia di chiudere
Russia, l'economia reale tradisce Putin: 200mila rischiano il lavoro

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Il premier russo, Mikhail Mishustin, che prima di essere assegnato a questo ruolo da Vladimir Putin era uno stimato economista, sostiene che l’economia russa stia tenendo nonostante le sanzioni. E se si guarda al dato macroeconomico del Pil, potrebbe quasi avere ragione. Le previsioni del Fondo monetario internazionale dicono che la crescita russa nel 2022 calerà “solo” del 4% che, vista la situazione, sarebbe la migliore delle ipotesi possibili. A tenere in piedi l’economia nazionale, ci sono gli aumenti di investimenti di capitale da parte delle aziende, che probabilmente hanno fatto scorta di macchinari e materie prime per risentire meno della mannaia delle sanzioni e le entrate di petrolio che gas, che hanno beneficiato per un tempo piuttosto lungo di prezzi record.

Stando al quotidiano economico Vedomosti, il crollo del prezzo del greggio estratto negli Urali ha raggiunto i livelli di fine 2020, quello del Mare del Nord è meno del 30%. A questo va aggiunto che i compratori sono rimasti pochi, soprattutto India, Cina e Turchia, e che chiedono uno sconto del 40%. Al governo potrebbero venire a mancare oltre 16 miliardi di dollari. La Russia deve poi fare i conti con una economia che per il 51% esportava in Occidente e che non ha ancora trovato mercati altrettanto attivi e con gli oltre 1.000 brand che hanno interrotto la loro attività con l’inizio dell’operazione militare speciale e dei provvedimenti degli Usa e dell’Unione Europea. Già solo per questo, si rischiano 200mila persone senza il posto di lavoro. Eppure la disoccupazione è ai minimi storici. Merito, secondo la stampa indipendente, delle migliaia di donne portate a lavorare nelle fabbriche per supplire ai mariti, costretti a combattere al fronte.

Nei giorni scorsi, il presidente Putin ha ricevuto un rapporto del ministero dell’Economia e di belle notizie ce ne sono davvero poche. Con il passare dei mesi, il peso delle sanzioni si farà sentire sempre di più. I salari reali sono diminuiti per il sesto mese consecutivo. Gli aumenti stabiliti dal governo e i sussidi erogati non sono riusciti a compensare l’inflazione. Proprio quest’ultima, infatti, rappresenta uno dei problemi più grossi. Per i primi mesi di conflitto è stata tenuta temporaneamente a bada dalle entrate energetiche in ottobre è arrivata quasi al 13% e c’è da aspettarsi che non scenderà a breve. I consumatori spendono sempre meno e chi si indebita inizia a non riuscire a restituire il denaro che gli è stato prestato. E adesso rischiano di dover rinunciare anche alla passeggiata domenicale nel centro commerciale preferito. Stando a quanto scrive il quotidiano Izvestia, in Russia un centro commerciale su due rischia di chiudere. Al momento ci sono almeno 200 strutture a rischio fallimento, alle quali se ne potrebbero aggiungere altre 100 nei prossimi mesi. Alla base di questa ecatombe c’è il drastico calo dei consumi, ma anche il fatto che oltre il 30% dei negozi all’interno dei vari centri è sfitto, perché occupati in precedenza da uno dei brand occidentali che hanno deciso di lasciare il Paese.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: