mercoledì 18 maggio 2022
Documentate uccisioni, violazioni dei diritti umani, detenzione di massa, sevizie e altri abusi in altri 17 villaggi. Le nuove accuse di Human Rights Watch alla Russia
Le altre Bucha. Esecuzioni, torture, sparizioni e abusi

Human Rights Watch

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Le altre Bucha non si possono ancora raccontare al passato. Perché nei territori ancora occupati dai russi succede quello che i luoghi dell’orrore già ci raccontano. Esecuzioni sommarie, torture e altri gravi abusi impossibili da ascoltare, difficili da trascrivere. Solo nelle regioni di Kiev e Chernihiv sono 17 i villaggi e le piccole città nelle quali sono state trovate altre prove dei crimini di guerra.

Human Rights Watch (Hrw) ha indagato su 22 denunce per esecuzioni sommarie, 9 altre uccisioni illegali, 6 possibili sparizioni forzate e 7 casi di tortura. Ventuno civili hanno descritto la reclusione illegale in condizioni disumane e degradanti. E hanno fornito elementi di riscontro su cui lavorerano la procura generale di Kiev e la Corte penale dell’Aja

"Le numerose atrocità commesse dalle forze russe che occupano parti dell'Ucraina nord-orientale all'inizio della guerra sono ripugnanti, illegali e crudeli", ha affermato Giorgi Gogia, direttore associato per l'Europa e l'Asia centrale di Human Rights Watch. “Questi abusi contro i civili - ha aggiunto - sono evidenti crimini di guerra che dovrebbero essere indagati tempestivamente e imparzialmente e adeguatamente perseguiti”.

Tra il 10 aprile e il 10 maggio sono stati ascoltate 65 persone, inclusi ex prigionieri, sopravvissuti alla tortura, famiglie delle vittime e altri testimoni. L’organizzazione attraverso esperti forensi ha esaminato le prove fisiche nei luoghi in cui sono avvenuti alcuni dei presunti abusi, corroborati anche da foto e video condivisi da vittime e testimoni.

Il vano caldaia di una scuola usato come obitorio dai militari russi. Nelle stanze a fianco decine di civili sono stati tenuti prigionieri

Il vano caldaia di una scuola usato come obitorio dai militari russi. Nelle stanze a fianco decine di civili sono stati tenuti prigionieri - Human Rights Watch

Se già Hrw aveva documentato una decina di esecuzioni sommarie nella sola Bucha, nel resto dell’Ucraina i numeri sono rilevanti. E testimoniano di una modalità operativa precisa, niente affatto improvvisata, che ricalca un modus operandi comune. La conferma, questa, che vi siano ordini precisi e non raptus dei militari.

A Dymer, le forze russe hanno trattenuto diverse dozzine di persone. Gli uomini sono stati bendati e ammanettati con fascette autoserranti da elettricista, e così tenuti per diverse settimane in una stanza di 40 metri quadrati in uno stabilimento per la produzione di infissi. Gli osservatori hanno trovato le conferme a 7 casi di tortura in cui soldati russi hanno picchiato i detenuti, usato scosse elettriche o eseguito simulazioni di esecuzioni per costringerli a fornire informazioni. "Mi hanno puntato un fucile alla testa, l'hanno caricato e ho sentito tre spari", ha detto un uomo che era stato bendato. "Potevo anche sentire i bossoli dei proiettili cadere a terra e ho pensato che fosse finita".

A Yahidne oltre 350 abitanti del villaggio sono stati imprigionati nel seminterrato di una scuola per 28 giorni. Tra loro anche 70 bambini e 5 neonati. Il locale caldaia reca ancora i segni della detenzione. Ne corso delle quattro settimane dieci anziani sono morti e i loro corpi gettati nel locale caldaia per giorni, prima di essere sepolti nel cimitero del villaggio.


In una delle camere di detenzione i civili annotavano sulle pareti il numero di morti e feriti e scomparsi

In una delle camere di detenzione i civili annotavano sulle pareti il numero di morti e feriti e scomparsi - Human Rights Watch

Le esecuzioni sommarie di civili sono una costante. Nel pomeriggio del 14 marzo, mentre un convoglio russo attraversava il villaggio di Mokhnatyn, a nord-ovest di Chernihiv, i militari hanno diretto il fuoco dei mitra contro due fratelli gemelli di 17 anni e un loro amico di 18 anni. “Tutti i testimoni intervistati hanno affermato di essere civili che non avevano partecipato alle ostilità, ad eccezione di due vittime di tortura che hanno affermato di essere membri di un'unità di difesa territoriale locale”, si legge nel rapporto dell’organizzazione per i diritti umani.

Uno dei 22 omicidi recentemente documentati è stato ricostruito grazie a una testimone. Anastasia Andriivna ha raccontato che il 1 marzo era in casa quando i militari russi hanno arrestato suo figlio, Ihor Savran, 45 anni, dopo aver trovato il suo vecchio cappotto militare. Per oltre dieci giorni non ha più avuto sue notizie. Il 31 marzo, il giorno dopo il ritiro delle forze russe, Anastasia ha trovato il corpo di suo Ihor in un fienile a neanche cento metri da casa. Lo ha riconosciuto dalle scarpe da ginnastica che sporgevano dalla porta della stalla. Il suo migliore amico, Volodymyr Pozharnikov, giaceva accanto a lui crivellato da colpi di fucile.

Il patrigno di Anton Ischenko, ucciso a 23 anni, ha spiegato che le forze russe sono arrivate a casa loro ad Andriivka e hanno preso il ragazzo. Anton era stato nelle forze armate ucraine anni prima. La famiglia ha trovato il suo corpo in un campo alla periferia del villaggio il 31 marzo, la mattina dopo che le forze russe avevano lasciato la zona. Il patrigno non ha voluto spiegare in che stato fosse il corpo di Anton. Ha solo detto che "è stato identificato dai suoi vestiti".

All'esterno delle improvvisate 'celle' gli occupanti segnavano il numero di prigionieri all'interno

All'esterno delle improvvisate "celle" gli occupanti segnavano il numero di prigionieri all'interno - Human Rights Watch


All'esterno delle improvvisate 'celle' gli occupanti segnavano il numero di prigionieri all'interno

All'esterno delle improvvisate "celle" gli occupanti segnavano il numero di prigionieri all'interno - Human Rights Watch

Il 4 aprile un ricercatore di Human Rights Watch a Motyzhyn, un villaggio a circa 50 chilometri a ovest di Kiev, ha visto il corpo di una donna che le autorità hanno identificato come il sindaco, Olha Sukhenko, 51 anni, insieme ai corpi di suo marito, Ihor, e figlio, Oleksandr. C'era un quarto corpo, un uomo non identificato, che aveva del nastro adesivo che gli copriva gli occhi e delle fascette accanto a lui, segno che era stato legato. “Le quattro persone sembrano essere state sommariamente giustiziate, ma Human Rights Watch non è stata in grado di confermare le circostanze della loro morte - spiegano i ricercatori -. Un quinto corpo, un maschio non identificato con lividi e altri segni, è stato trovato in un pozzo vicino alla fossa comune della stessa proprietà”.

"È sempre più chiaro che i civili ucraini nelle aree occupate dalle forze russe hanno sopportato terribili prove", ha detto Gogia. "La giustizia potrebbe non arrivare rapidamente, ma dovrebbero essere prese tutte le misure per garantire che coloro che hanno sofferto vedano presto la giustizia".



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