sabato 17 settembre 2022
In un solo giorno 8 irruzioni in altrettante filiali da parte di cittadini comuni ai quali da 3 anni è stato impedito di accedere ai loro conti. Il caso di una donna che deve curare la sorella malata
Banche blindate in Libano

Banche blindate in Libano - Reuters

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Raffica di assalti alle banche in varie parti del Libano, in quella che molti titolari di conti correnti bloccati definiscono come l’inizio della «guerra per la riappropriazione dei risparmi».

Solo ieri sono state censite otto irruzioni contro filiali bancarie a Beirut e in altre località del Paese per reclamare la restituzione dei propri soldi depositati.

In mattinata, l’Associazione della banche del Libano aveva annunciato la chiusura di tutti gli istituti di credito fino a mercoledì per costringere le autorità ad adottare nuove misure di sicurezza, mentre il sindacato dei dipendenti di banca ha denunciato i rischi corsi dai lavoratori nel settore bancario.

A Beirut, il ministro dell’Interno Bassam al-Mawlawi ha convocato d’urgenza il Consiglio di sicurezza interna, organo di coordinamento poliziesco e militare governativo, per far fronte alla serie di attacchi alle banche da parte di cittadini comuni a cui da tre anni, nel quadro del fallimento del Paese, è stato impedito di accedere ai loro conti correnti. Il cartello delle banche ha di fatto congelato, con una misura arbitraria presa nell’ottobre 2019 e mai approvata dal Parlamento, i depositi di quasi tutti i risparmiatori, libanesi e stranieri, consentendo solo piccoli prelievi in valuta pesante in un periodo in cui il Paese assiste alla sua peggiore crisi economica.

Le modalità di azione sono quasi sempre le stesse: il correntista ricorre alla minaccia di un’arma da fuoco e di una tanica piena di benzina e pretende di ottenere dai funzionari della banca parte dei suoi risparmi in dollari.

Mercoledì scorso, due titolari – una donna e un uomo – avevano fatto irruzione rispettivamente nella Blom Bank del quartiere di Achrafieh, zona residenziale della capitale, e nella filiale BankMed ad Aley, città situata a circa 10 chilometri a est di Beirut. La giovane donna è entrata armata di finta pistola all’interno della filiale dell’istituto di credito, intimando il personale di consegnare circa 30mila dollari, depositati sul suo conto, per pagare le cure della sorella malata di cancro.

Bassam al-Sheikh Hussein era diventato un «eroe nazionale» per aver costretto i dipendenti della Federal Bank, nella centralissima via Hamra di Beirut, a restituirgli parte di suoi soldi per pagare le cure al padre. L’uomo aveva sottratto una pistola a un agente della vigilanza e cosparso di benzina i locali della banca, minacciando di appiccare il fuoco nell’istituto.

Alla crisi finanziaria in cui il Libano sta sempre più sprofondando si affianca uno stallo politico che impedisce, a quattro mesi dalle ultime elezioni legislative, la formazione di un nuovo governo e impedirà molto probabilmente l’elezione, entro fine ottobre, di un nuovo presidente della Repubblica. Con gravi ripercussioni sociali. I dati diffusi dall’Agenzia per le statistiche del Libano pubblicati a fine luglio indicano che l’inflazione ha raggiunto il 210 per cento lo scorso giugno su base annua. Si stima che il prodotto interno lordo reale sia diminuito del 10,5 per cento nel 2021, dopo una contrazione del 21,4 per cento nel 2020.

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