martedì 29 marzo 2016
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«Ho visitato ogni letto, e ogni vittima, di qualsiasi fede. È stato davvero difficile, perché ho visto tanti bambini di appena 4 o 5 anni, cristiani, ma anche musulmani, feriti o uccisi da questo terribile attacco». Così l’arcivescovo di Lahore, monsignor Sebastian Francis Shaw, che, nella sua testimonianza ad Aiuto alla Chiesa che soffre, ha sottolineato che «tanta brava gente, i cristiani come i musulmani, sono corsi a donare il sangue. Hanno agito insieme. Forse per la prima volta la gente ha operato come un’unica nazione pachistana». L’arcivescovo ha inoltre confermato i timori già presenti e le carenze nella prevenzione. «Dopo l’attentato dello scorso anno alle due Chiese cristiane nel quartiere di Youhanabad (a Lahore) temevamo che potesse verificarsi un attacco, e per questo il governo ci aveva fornito tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere le chiese, ma nessuno aveva pensato al parco». Nonostante un incontro per decidere misure di sicurezza per la comunità cristiana in occasione delle festività pasquali, non vi erano state misure concrete. Conseguenza è stato un elevato numero di vittime anche tra i musulmani. Il comandante della polizia pachistana Haider Ashraf ha confermato che l’attacco al parco potrebbe segnare una svolta nella strategia dei terroristi, che sembrano ora intenzionati a colpire obiettivi non militari. «Se il Pakistan si trova in una situazione simile a quella di conflitto, tuttavia non ci sono stati allarmi specifici per il parco», ha sottolineato. A sua volta il capo del governo provinciale, Shehbaz Sharif, ha segnalato che «le parole non possono descrivere la sofferenza che proviamo nel vedere il sangue dei nostri figlie sparso da codardi, e rivolgendosi direttamente ai taleban ha dichiarato che il Pakistan «assicurerà che la vostra struttura del terrore sia smantellata completamente». Forte e corale la reazione da parte di governi e diplomazie. Il segretario generale dell’Onu Ban Kimoon ha chiesto che i responsabili siano «assicurati rapidamente alla giustizia». Anche la pachistana Malala Yousufzai, Premio Nobel per la Pace e vittima a sua volta di un attacco dei taleban che quasi le costò la vita nel settembre 2012 si è detta «devastata dall’uccisione insensata di innocenti a Lahore». «Siamo vicini alle famiglie delle vittime. Ogni vita è preziosa e deve essere rispettata e protetta», ha detto ancora Malala. Stefano Vecchia © RIPRODUZIONE RISERVATA I feriti dell’attentato al parco giochi sono più di trecento (Xinhua)
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