mercoledì 30 marzo 2016
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Un «genio informatico». Così, nei mesi scorsi, interpellati dalla polizia belga, conoscenti che avevano lavorato con lui a Dubai descrivevano Djamal Eddine Ouali, il 40enne algerino arrestato sabato dalla Digos a Bellizzi, nel Salernitano, in esecuzione di un mandato di cattura internazionale. È uno dei due soggetti vissuti nel nostro Paese –, insieme al marocchino Mohammed Lahlaoui, 28enne arrestato nella città tedesca di Gissen –, sospettati di avere avuto collegamenti con la cellula terroristica accusata degli attentati a Parigi e Bruxelles. Ouali, che si professa innocente («Non ho nulla a che fare col terrorismo») è nel carcere di Fuorni, in attesa dell’udienza di venerdì della Corte d’Appello di Salerno, che dovrà decidere sulla richiesta di estradizione in Belgio. A Bruxelles lo accusano d’aver fatto parte di una rete di produzione di documenti falsi dei quali si sarebbero servite «non meno di mille persone », fra cui spiccano Najim Laachroui, uno dei kamikaze all’aeroporto di Zaventem (che avrebbe usato l’identità fasulla di Soufiane Kayal); il super fuggitivo, poi arrestato, Salah Abdeslam (alias Yassine Baghli) e Mohammed Belkaid (nome falso Samir Bouzid), rimasto ucciso durante l’arresto di Salah. Sui viaggi compiuti fra Italia e Grecia da Salah e da Khalid el-Bakraoui, il kamikaze della metrò di Bruxelles, sono in corso altre indagini dell’Antiterrorismo. Mentre il nome di Ouali era spuntato fuori per la prima volta il 13 ottobre 2015, durante una perquisizione in un appartamento di Saint Gilles, sobborgo di Bruxelles, una vera e propria “fabbrica” di documenti falsi dove gli agenti belgi avevano scovato stampanti e computer con programmi per realizzare almeno un migliaio fra carte d’identità, patenti di guida e carte Sis (per l’accesso ai servizi sociali) contraffatte «di eccezionale qualità». Da quel luogo, gli inquirenti erano risaliti all’appartamento in uso a Ouali e alla moglie, L. S., ma il 10 dicembre, quando l’avevano perquisito, era vuoto: gli occupanti avevano abbandonato in fretta la casa, annotano gli inquirenti, che avevano esaminato i computer, trovando altri riscontri. Nel frattempo, lui era venuto in Italia insieme alla moglie incinta, stabilendosi nel Salernitano. Secondo il suo avvocato, Gerardo Cembalo, là «vivono alcuni amici e parenti di Ouali». La Digos di Salerno e l’Antiterrorismo della polizia stanno verificando eventuali contatti. Secondo il legale Ouali ha vissuto «arrangiandosi a fare ogni tipo di lavoro, anche il bracciante agricolo». Un profilo che non collima con quello di “mago del computer” ipotizzato a Bruxelles. «Spero di poter prendere presto visione degli atti», spiega Cembalo. Di collegamenti con Bruxelles è accusato pure Mohamed Lahlaoui, il 28enne marocchino arrestato in Germania che aveva abitato fra il 2007 e il 2014 a Vestone, nel bresciano. Dal suo cellulare sarebbe partiti sms verso il cellulare di el-Bakraoui. Intanto, l’ex calciatore dell’Inter di cui proprio Bakraoui avrebbe assunto le generalità ha detto a Sky tg24 di non averlo «mai conosciuto». L’identità del calciatore sarebbe stata usata per affittare un appartamento-covo del commando degli attentati a Parigi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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