giovedì 1 ottobre 2015
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Il fronte del regime. Il regime siriano controlla oggi solo la costa alauita e parte del fronte libanese. Può contare sul sostegno dell’Iran, dei miliziani sciiti di Hezbollah e della Russia che ha cominciato a bombardare. Ma è in fortissima difficoltà per le perdite subite, che hanno praticamente dimezzato l’esercito. I 100mila caduti saranno difficilmente rimpiazzabili perché aumentano le diserzioni e diminuiscono i reclutamenti.La coalizione a guida Usa. A combattere lo Stato islamico sul fronte siriano sono i velivoli di 12 Paesi. L’85% delle missioni e dei raid è ancora sostenuta dai cacciabombardieri statunitensi. Il resto se lo spartiscono Arabia Saudita, Barhein, Canada, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Marocco, Qatar e Turchia. Gli ultimi arrivati sono i francesi, gli australiani. I britannici potrebbero presto aggregarsi come i belgi. Tutti dipendono dal centro di coordinamento di al-Udeid, in Qatar, da cui partono gli ordini, con tanto di corridoi prestabiliti per le missioni dei velivoli.Is, al-Nusra e i ribelli. Lo Stato islamico schiera circa 50-80mila combattenti: pochi per la vastità dei territori controllati, ma molto ben comandati. Le perdite sul campo sono compensate dall’afflusso continuo di nuovi jihadisti, dal mondo arabo e dall’Europa. I cosiddetti «ribelli moderati» sono quasi scomparsi dalla scena, perché molti si sono riconvertiti all’estremismo, fagocitati da al-Nusra e dall’Is. Dichiaratamente qaedista, al Nusra è il nerbo dell’Esercito della Conquista, un’alleanza radicale “foraggiata” (affermano tanti) da Turchia, Qatar e Arabia Saudita, strani alleati dell’Occidente. Al-Nusra allinea circa 10mila uomini.
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