sabato 22 aprile 2023
Lunedì la salma del franchista sarà rimossa dalla basilica di El Escorial e portata per la sepoltura a San Isidro di Madrid. Sono stati gli stessi familiari a chiedere il trasferimento
José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della Falange fascista, durante un comizio

José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della Falange fascista, durante un comizio - Dominio pubblico

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Da due giorni i cancelli della Valle di Cuelgamuros, già Valle dei Caduti, sono chiusi e lo resteranno per l’intera settimana per motivi di sicurezza e di privacy. Lunedì mattina saranno esumati i resti di José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della Falange fascista, nel giorno del 120º anniversario della sua nascita. E sei mesi dopo la richiesta del trasferimento della salma nel cimitero madrilegno di San Isidro, presentata dai familiari, aderendo alla Legge di Memoria democrática, entrata in vigore nell’ottobre scorso. «L’esumazione è un altro passo nella risignificazione del mausoleo, perché non sia meta di omaggi a persone o ideologie che esaltano la dittatura», ha commentato il ministro competente, Felix Bolaño.

Segue quella dei resti del dittatore Francisco Franco, trasferiti nel 2019 in elicottero al cimitero di Mingorubio-El Pardo, cui si erano invece opposti gli eredi. Il corpo di Primo de Rivera arrivò alla basilica de El Escorial nel novembre del 1939, proveniente da Alicante, dove il leader fascista era stato ucciso dopo un attentato a un estensore della costituzione del 1931.

Fu nell’aprile del 1959, quando si inaugurò il mausoleo voluto dal “caudillo”, che i familiari di Primo di Rivera furono invitati a inumarlo nella Valle dei Caduti. Ora che questa è divenuta un luogo di memoria civile, i discendenti hanno chiesto il “trasloco”, per rispettare la volontà dello stesso generale, che voleva essere interrato in un cimitero cattolico.

Tuttavia, l’operazione non è esente da critiche: quelle dei familiari di alcune delle 34mila vittime della rappresaglia franchista interrate a Cuelgamuros, che denunciano le “esumazioni a due velocità”.

La «discriminazione» subita, in particolare, dai nipoti dei fratelli Lapeña – fucilati nel 1936 - che da 7 anni aspettano siano esumati i resti dei congiunti per dare loro una «sepoltura degna», ma non li hanno ancora ottenuti, nonostante una sentenza favorevole del tribunale nel 2016. Da parte sua, l’ultradestra Vox, critica «l’esumazione elettorale», alla vigilia delle amministrative del 28 maggio.

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