martedì 19 luglio 2016
​Le due vite di Bouhlel: radicalizzato e senza freni morali.
«La strage era premeditata. Nessun legame col Daesh»
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A Nizza, è stato un massacro «premeditato e preparato», indipendentemente dal fatto che ci siano stati o no potenti appoggi operativi esterni e in particolare istruzioni dal Daesh. L’ha sostenuto ieri ufficialmente il procuratore francese François Molins, a capo dell’inchiesta su Mohamed Lahouaiej Bouhlel, lo stragista tunisino trentunenne che su un camion a noleggio ha falciato a morte 84 persone la sera del 14 luglio, ferendone 256 altre, appena dopo i tradizionali fuochi d’artificio sulla “Baia degli Angeli”. Il procuratore ha precisato che dalle telecamere fisse cittadine, oltre che da diversi selfie presi con il cellulare dallo stesso Bouhlel, è giunta la conferma di almeno due «sopralluoghi » preparatori compiuti a bordo del camion sulla Promenade des Anglais, il secondo dei quali alla vigilia della strage. Inoltre, è accertato che il Tir frigorifero da 19 tonnellate era stato prenotato il 4 luglio, prima di essere ritirato l’11, versando un assegno di cauzione di 1.600 euro. In parallelo, il cellulare e il computer di Bouh-lel, accanto alle testimonianze rilasciate da conoscenti, aggiungono altri tasselli. Sul piano operativo, in particolare, il terrorista ringrazia via Sms un conoscente per l’arma ricevuta (ovvero la pistola calibro 7,65 impiegata durante la strage), ma reclamando pure, fino all’ultimo, maggiore potenza di fuoco: «Manda più armi». Una foto ritrovata sempre sul cellulare corrisponde a un articolo di cronaca dello scorso gennaio del quotidiano regionale Nice-Matin, con il titolo: «Irrompe volontariamente sulla terrazza di un ristorante». Nelle scorse settimane, Bouhlel aveva inoltre effettuato «quasi quotidianamente» ricerche su Internet sulle festività e i fuochi d’artificio previsti a Nizza, così come su video di «incidenti automobilistici mortali», sul noleggio di Tir, su un’armeria cittadina, su stragi jihadiste recenti come quelle in Florida o nella banlieue parigina (Magnanville), oltre che sulle sure coraniche, su altri testi musulmani e sulle festività di chiusura del Ramadan. Aveva scarica- to «foto molto violente legate all’islam radicale, di cadaveri o di combattenti che esibiscono la bandiera del gruppo terroristico Daesh, così come una foto con copertine del giornale Charlie Hebdo, e ancora foto di Benladen e di Mokhtar Belmokhtar (famigerato terrorista algerino più volte considerato morto, ndr) », ha precisato Molins, per il quale questi ed altri elementi emersi anche dagli interrogatori di conoscenti confermano «un chiaro interesse» recente per il jihadismo e un’apparente «radicalizzazione», come rivelato da uno zio. Al contempo, mancano finora prove formali di un «giuramento» o di legami operativi con il Daesh, che ha rivendicato l’attentato sabato scorso, o altre sigle jihadiste. A proposito delle ricerche di denaro del terrorista appena prima della strage, inoltre, ci sono tracce di un prestito che gli è stato rifiutato (cinquemila euro), della vendita di un’auto e di operazioni al bancomat. Molins non ha invece fatto riferimento ieri a somme di denaro che il terrorista avrebbe spedito in Tunisia: un’informazione accreditata nei giorni scorsi dalla stampa britannica. La Digos di Bari, intanto, indaga su potenziali complicità in Italia, su segnalazione degli inquirenti francesi. La personalità e le abitudini del trentunenne sono state ricostruite principalmente a partire da interrogatori, compresi quelli di sei sospetti che restavano ieri in custodia (3 presso nella sede centrale della Dgsi, il controspionaggio, alle porte di Parigi), come un 38nne albanese sospettato di aver fornito la pistola. Bouhlel era «molto lontano dalle considerazioni religiose», un musulmano non praticante Il premier Manuel Valls lascia stizzito la Promenade dopo i fischi (LaPresse) «che mangiava carne suina, beveva alcol, consumava droghe e aveva una vita sessuale senza freni». È descritto pure come molto violento con i familiari. Intanto, il bilancio spaventoso della strage è giudicato ancora provvisorio: 84 morti, di cui 72 formalmente identificati, tra cui, ieri, l’italiano Mario Casati, accanto a 74 feriti ancora ricoverati. Fra loro, 28 restano in rianimazione e 19 sono in pericolo di vita. Ieri, Nice-Matin ha riferito di nuove minacce telefoniche anonime di morte e distruzione contro la città, attraverso un numero verde. Ma l’autore del messaggio sarebbe già noto agli inquirenti. Il premier socialista Manuel Valls ha invece chiesto al Paese di «non spaccarsi », rivelando pure che un attentato di estrema gravità è stato sventato «subito prima» degli Europei di calcio. In giornata, il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, ha anche confermato  un’intensificazione dei bombardamenti francesi in Siria.
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