mercoledì 8 gennaio 2020
Dal principio attivo si producono gli introvabili farmaci: un progetto che nasce dall’Università di Torino e dal volontariato
Le laureande torinesi, Giulia Tarditi e Beatrice Gazzola, con le colleghe haitiane al Saint Camille di Port-au-Prince

Le laureande torinesi, Giulia Tarditi e Beatrice Gazzola, con le colleghe haitiane al Saint Camille di Port-au-Prince

COMMENTA E CONDIVIDI

I flaconi sono “schierati” in ogni ripiano con precisione militare. Tutte le apparecchiature sono di una pulizia impeccabile. Ordine e precisione sono essenziali per trasformare – grazie all’applicazione di procedure operative standard estremamente rigorose ed appositamente studiate – principi attivi ed eccipienti in medicinali di qualità. È questa la sfida che ogni giorno, sabati inclusi, dal 19 dicembre scorso, cinque ragazze combattono nel laboratorio dedicato a padre Luigi Tezza dell’ospedale Saint Camille di Port-au-Prince. Due di loro – Giulia Tarditi e Beatrice Gazzola – sono italiane. Entrambe laureande del Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università di Torino, resteranno nella capitale fino a febbraio per portare avanti la fase del clou del progetto Principio attivo, realizzato da Madian orizzonti e A.P.P.A® onlus. La prima è l’associazione che da 25 anni supporta la clinica e la missione dei camilliani nell’isola.

Il Progetto A.P.P.A® è il risultato della collaborazione tra l’ateneo torinese ed i farmacisti di comunità. Insieme vogliono donare autonomia al Saint Camille, al suo poliambulatorio, al centro nutrizionale, a quello per disabili e per la tubercolosi. Rendendo questa struttura d’eccellenza per i più poveri in grado di produrre i medicinali necessari. In un Paese che, negli ultimi 12 mesi, ha visto il prezzo dei farmaci lievitare del 34%. Per sostenerla c’è una campagna di crowfunding (sul sito www.produzionidalbasso.it). «Purtroppo spesso la popolazione è costretta ad acquistare medicinali, molto probabilmente falsificati, dai venditori di strada che, inoltre li tengono sotto il sole per ore. Nessuno può garantirne la qualità, la sicurezza e l’efficacia », spiega Giulia. Il dramma della adulterazione dei medicinali non risparmia nemmeno le rivendite ufficiali. Le morti causate da questi prodotti sono una tragica costante in molti Paesi del Sud del mondo. Nel laboratorio del Saint Camille, invece, tutto sarà rigidamente controllato. «Con la collaborazione di un farmacista haitiano, stiamo trasferendo il metodo di lavoro al personale tecnico con la costante supervisione delle nostre docenti a Torino: Francesca Baratta e Paola Brusa. Il nostro compito è formare tre giovani tecniche haitiane – Sephora, Fredeline e Soinise – perché allestiscano i medicinali autonomamente. A.P.P.A® garantirà, poi, ogni anno, delle missioni periodiche di controllo », sottolinea Beatrice, 24 anni, ad Haiti per «mettere i miei studi a servizio del bene comune».

«Credo nel diritto di ogni essere umano di ricevere cure di qualità. Una capsula preparata con rigore può fare la differenza tra la vita e la morte. È vero ovunque, ma in luoghi come Haiti tocchi con mano il valore della professione farmaceutica », aggiunge Giulia, 26 anni. Le due laureande si sono preparate per oltre un anno alla missione. Ma l’incontro- scontro con la realtà haitiana è stato più forte del previsto. «Il contesto è difficile – raccontano –. Le colleghe haitiane hanno però voglia di imparare e ci hanno ospitato con amore».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: