mercoledì 5 aprile 2017
Il presidente taglia i fondi all'Onu: «Sostiene l'aborto». Anche altri leader repubblicani avevano negato all'agenzia accusata di politiche di «pianificazione familiare».
«Politiche abortiste»: Trump taglia i fondi sull'Unfpa
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Basta denaro dei contribuenti americani al Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite, responsabile di politiche di pianificazione familiare che comprendono l’aborto. L’Amministrazione Trump richiude i rubinetti dei finanziamenti federali Usa all’Unpfa, in linea con la decisione del nuovo presidente, annunciata tre giorni dopo il suo insediamento, di negare fondi americani a tutti i gruppi internazionali che praticano o promuovono l’interruzione di gravidanza.

L’agenzia dell’Onu è finita nel mirino del nuovo governo statunitense per i suoi interventi in Paesi in via di sviluppo (denunciati anche da molte Ong in difesa della vita come «pianificazioni familiari») e per la sua «partecipazione alla gestione di programmi di aborto coatto o sterilizzazione involontaria», stando all’ordine trasmesso ieri dallo stesso Trump al dipartimento di Stato Usa. Il riferimento è alla Cina, che dal 1979, quando ha introdotto la politica forzata del figlio unico (ora sospesa), ha fatto ricorso a ogni mezzo coercitivo per ridurre le nascite sul suo territorio, facendo ricorso anche alla struttura di organizzazioni internazionali.

La direttiva di Trump al suo segretario di Stato Rex Tillerson «di prendere tutte le iniziative necessarie, nell’ambito di quanto permesso dalla legge, per garantire che il denaro dei contribuenti Usa non finanzi organizzazioni o programmi complici di tali politiche» conferma la linea adottata da ogni presidente repubblicano a partire da Ronald Reagan e successivamente abolita da ogni capo della Casa Bianca democratico. Il taglio dei fondi entrerà in vigore durante l’anno fiscale 2017, quando gli Usa avrebbero dovuto contribuire al fondo con 32,5 milioni di dollari, che verranno distribuiti ad altri programmi sanitari mondiali. La mossa ieri non ha però distolto l’attenzione generale dall’inchiesta in corso sui contatti potenzialmente illegali fra membri della squadra di Trump e funzionari russi.

Ieri è emerso infatti che il Fbi sta indagando su un incontro segreto alle isole Seychelles fra un consigliere e confidente del miliardario newyorkese e una persona molto vicina a Vladi- mir Putin. L’abboccamento è stato organizzato dagli Emirati arabi uniti allo scopo di creare un canale segreto di comunicazione tra Mosca e l’allora presidente eletto. Gli Emirati condividono infatti l’obiettivo dell’Amministrazione Trump di convincere il Cremlino a prendere le distanze dall’Iran, che sia Washington sia Abu Dhabi considerano un nemico pericoloso e un ostacolo alla pace in Siria.

L’incontro, avvenuto l’11 gennaio scorso, si è svolto tra il fondatore della società di supporto militare privata americana Blackwater, Erik Prince, e un uomo non identificato dell’entourage del presidente russo. Il Washington Post, citando fonti europee e arabe, ha ricostruito gli eventi, che si sono tenuti nove giorni prima della cerimonia di insediamento di Trump. La scelta di Prince non è stata casuale. Il fondatore di Blackwater (che è stata coinvolta in scandali per il maltrattamento di prigionieri in prigioni Usa in Iraq) non ha avuto un ruolo ufficiale nella squadra di transizione di Trump o nel suo governo, ma ha abbastanza legami con il tycoon da potersi presentare agli Emirati e ai russi come suo inviato. Prince infatti da sempre è un sostenitore del presidente americano e ha rapporti personali con molti funzionari della nuova amministrazione, compreso lo stratega Stephen Bannon. Sua sorella, Betsy DeVos, è il nuovo segretario all’Educazione. Dopo la convention repubblicana, l’imprenditore ha versato centinaia di migliaia di dollari alla campagna di Trump, che ha consigliato nel corso di frequenti visite alla sua Trump Tower di NewYork.

Per questo il Fbi sta esaminando i colloqui delle Seychelles nel quadro delle interferenze russe nelle elezioni americane e sui presunti contatti tra persone vicine a Putin e Trump. L’incontro, che si è protratto per due giorni, si somma a una rete di connessioni tra Russia ed americani legati a Trump, contatti che la Casa Bianca ha avuto difficoltà a riconoscere o spiegare fino a quando non sono stati illustrati dai media. «Non siamo a conoscenza di alcun incontro, e Erik Prince non ha avuto alcun ruolo nella transizione», ha dichiarato Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca. Trump ieri non ha invece commentato sul nuovo capitolo del Russiagate, preferendo ribadire le sue accuse sul fatto che l’Amministrazione Obama l’avrebbe spiato.

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