sabato 9 luglio 2016
​Deciso l'invio a partire dal 2017 di 4mila uomini in quattro battaglioni internazionali da dislocare in nPolonia. Firmato anche un accordo di cooperazione con la Ue: insieme contro gli scafisti.
La Nato rafforza i muscoli nell'Est
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Rafforzamento del fianco est della Nato contro la Russia, stretta cooperazione con l’Ue, risposta a minacce globali come Daesh. È un’agenda pesante quella affrontata ieri a Varsavia dal vertice dell’Alleanza Atlantica, con prime, importanti risposte. «Abbiamo ancora molta strada da fare – dirà il segretario generale, il norvegese Jens Stoltenberg a fine giornata – ma credo che siamo un punto di svolta». È l’ultimo vertice in Europa del presidente Barack Obama, il quale ha anticipato il suo messaggio in un fondo apparso ieri sulle colonne del Financial Times. «Le nostre nazioni – scrive – devono trovare la volontà politica e prendere impegni concreti per affrontare queste sfide pressanti. Possiamo farlo, ma solo se restiamo uniti come alleati e partner». Servono «unità e coesione della Nato per affrontare le nuove sfide sul terreno della sicurezza» dirà anche il premier Matteo Renzi.

La giornata si apre con un evento che Stoltenberg non esita a definire «decisione storica». Si tratta di una dichiarazione Ue-Nato che definisce «priorità strategica» una più stretta cooperazione delle due organizzazioni. Si parla di condividere analisi e intelligence, rafforzare l’industria della difesa, ma anche di «allargare e adeguare la cooperazione operativa anche in mare e sulla migrazione», e cioè anzitutto le attività anti-scafisti nel Mediterraneo come già fa la missione navale Ue Sofia. A dominare, però, è anzitutto la Russia, percepita all’Est come una minaccia, in seguito alla vicenda ucraina. «Dobbiamo riaffermare la nostra determinazione a difendere ogni alleato Nato – ha detto Obama –. Dobbiamo rafforzare la difesa dei nostri alleati in Europa centro-orientale». Piatto forte ieri è stato il varo, dal 2017, di quattro battaglioni internazionali Nato per un totale di 4mila uomini da dislocare in Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania: nazioni guida saranno rispettivamente Usa, Regno Unito, Canada e Germania. Washington ha messo a disposizione 1.000 militari, Londra 650. «Un attacco ad uno di questi Paesi sarà considerato un attacco all’Alleanza» ha avvertito Stoltenberg. Non basta, la Nato ha triplicato, per arrivare a 40mila militari, la forza di azione rapida da inviare a tempi strettissimi. Prevista inoltre anche una brigata multinazionale Nato per Romania e Bulgaria.

Ieri, inoltre, è passato sotto controllo Nato lo scudo missilistico costituito da navi Usa in Spagna, un radar in Turchia e una base anti-missile in Romania. A tutti gli alleati si chiede di aumentare le spese militari, che in effetti sono in crescita dal 2015 dopo anni di tagli. La pressione su Mosca è evidente, anche se Stoltenberg ha cercato di rassicurare: «Non vogliamo una nuova guerra fredda, continueremo a ricercare un dialogo costruttivo e significativo con la Russia», ha detto, annunciando una riunione del Consiglio Nato-Russia il 13 luglio.

Mosca, però, resta furibonda: «È assurdo parlare di una minaccia che viene dalla Russia – ha detto Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino – in un momento in cui decine di persone muoiono nel cuore dell’Europa e centinaia nel Medio Oriente. Quando soldati Nato marciano ai nostri confini e jet Nato volano vicino, non siamo noi che ci avviciniamo ai confini della Nato. La Russia non cerca un nemico, ma ora lo vede arrivare». La Nato in realtà sulla Russia, partner cruciale in molti scacchieri, dalla lotta a Daesh al Mediterraneo, è divisa: gli alleati dell’Est restano virulenti, altri, come Italia e Francia sono più cauti: «La Russia non è né un avversario né una minaccia», ha detto il presidente francese Hollande. «La Russia – ha ammesso Stoltenberg – non può e non deve essere isolata». Del resto, «per far sì che le nostre nazioni siano sicure – ha aggiunto – non basta mantenere forti le nostre forze armate, dobbiamo aiutare i nostri partner a rafforzarsi». Tra i punti, l’assistenza militare all’Iraq, l’estensione della presenza militare in Afghanistan oltre il 2016, aiuti alla Tunisia e utilizzo di Awacs (gli aerei radar) per aiutare le lotta a guida Usa contro Daesh.

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