sabato 16 aprile 2016
​​Il giudice: stia con il padre che l'ha «commissionata». L'uomo ha precedenti per pedofilia. Respinto il ricorso della madre surrogata thailandese.
LA VICENDA Gammy, la cultura dello scarto umano
Bimbo rifiutato, la sorellina resta in Australia
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La vicenda di Baby Gammy, il piccolo nato da madre surrogata thailandese ma rifiutato dalla coppia che l’aveva “commissionato”, forse perché affetto da sindrome di Down, si arricchisce di un altro terribile sviluppo. La gemellina di due anni, Pipah, di cui la madre chiedeva la ricongiunzione con Gammy in Thailandia, resterà in Australia, affidata ai “genitori adottivi”, nonostante uno dei due, David Farnell, sia stato condannato più volte per pedofilia. Giovedì sera, il Tribunale per la famiglia dell’Australia occidentale, ha sentenziato che non vi fu abbandono e che Farnell ha il diritto legale di tenere con sé i gemelli, nati «su commissione» in Thailandia nel 2014. «Ho deciso che Pipah non dovrebbe essere tolta alla sola famiglia che ha sempre conosciuto per essere affidata a individui che per lei sono degli estranei», ha motivato il giudice a capo della Corte, Stephen Thackray che ha sottolineato «i forti legami attuali di Pipah con i Farnell». Secondo la Corte, poi, per «quanto noto al tribunale » non fu la coppia australiana ad abbandonare Gammy: il bambino restò nel Paese di nascita per volontà della donna che l’aveva partorito. La sentenza allontana ulteriormente la possibilità che la madre, Pattaramon Chanbua, alla quale comunque la legge thailandese ha affidato «prioritariamente la responsabilità sui bambini salvo una esplicita rinuncia», possa ottenere la “restituzione” di Pipah, chiesta un anno dopo la nascita dopo avere saputo di una condanna di Farnell per pedofilia. Per lei, furono i Farnell a abbandonare il piccolo alla nascita, dopo avere cercato di farla abortire avendo saputo delle condizioni di disabilità del feto. Nella motivazione della sentenza, il giudice ha segnalato la necessità di bilanciare i rischi che la piccola potrebbe correre restando in Australia con quelli a cui andrebbe incontro se fosse separata dai genitori legalmente riconosciuti. A questo proposito, Farnell non potrà restare solo con la bambina mentre lui e la moglie dovranno sempre comunicare al Dipartimento per la Protezione dei minori i cambi di indirizzo. La divulgazione immediata delle motivazioni della sentenza segnala la risonanza che il “caso” di Baby Gammy ha anche in Australia La vicenda – ha sottolineato ancora il giudice Thackray – «serve a illustrare i dilemmi che nascono quando le capacità riproduttive delle donne sono trasformate in servizi da contrattare». In Australia la maternità surrogata commerciale è illegale e di conseguenza sono in molti a rivolgersi altrove, verso un numero sempre più ristretto di Paesi asiatici. Privilegiando fino allo scorso anno la Thailandia, ora ufficialmente preclusa al business, grazie a una legge che vieta alle donne locali la riproduzione surrogata per conto di stranieri.
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