martedì 27 settembre 2016
Dopo 52 anni di sangue, a Cartagena il presidente Santos e i leader rivoluzionari sanciscono la fine del conflitto. Messa con il cardinale Parolin.
INTERVISTA L'arcivescovo: «Vittoria per le vittime, non vi sarà impunità»
Colombia, storica firma di pace governo-Farc
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Paz. Paz. Paz. La parola rimbalza tra i riflessi candidi dello  skyline, si rincorre sui muri coloratissimi della case del centro. I contrasti armoniosi di Cartagena sembrano dare solidità plastica ai tanti “opposti” che oggi, dopo 52 anni, finalmente, si ricompongono. Governo e Farc, guerra e pace, pas- sato e futuro; fine, inizio. È toccato a questa piccola città nel nord della Colombia il compito di dare un volto alla svolta – “storica”, in questo caso davvero – che cambierà il Paese. Più di duecentomila vittime, 45mila dispersi, 7 milioni di sfollati (il numero più alto sino alla guerra in Siria): il conflitto civile cominciato nel 1964 si sta dissolvendo qui, tra le vie di questa “magia” caraibica che accoglie la cerimonia per la firma dell’accordo tra il presidente colombiano Juan Manuel Santos e i leader delle Fuerzas armadas revolucionarias.L’intesa è stata raggiunta il 24 agosto all’Avana. È stata seguita dal cessate il fuoco bilaterale e definitivo del 29 agosto. Sarà sottoposta a un referendum domenica prossima – procedura non obbligatoria ma voluta da Santos per dare legittimità popolare al passaggio (gli ultimi sondaggi prevedono i sì al 54%, un 34% di no e il 12% di indecisi). «Poi inizierà il lavoro difficile: la ricostruzione», ha detto ieri il presidente. Ricostruzione di intere aree controllate dalle Farc e rimaste per mezzo secolo fuori dalla storia. Ricostruzione della legalità per troppo tempo ostaggio dalla corruzione. Ricostruzione di un tessuto sociale risotto in brandelli da sfiducia e mancanza di prospettive.I combattenti dell’organizzazione di guerriglia più antica e numerosa del Paese si sono impegnati a deporre le armi e a rispettare lo Stato di diritto. Le Farc potranno trasformarsi in un partito politico: si vedranno assegnare 10 seggi nel Congresso per due legislature, fino al 2026 (poi dovranno vedersela alle urne). I miliziani, dopo un percorso di verifica, potranno tornare alla vita civile. E ieri l’Alto rappresentante della Ue, Federica Mogherini, ha detto che il gruppo verrà sospeso dalla lista europea delle organizzazioni terroristiche. Anche l’Esercito di liberazione nazionale (Eln), il secondo gruppo guerrigliero del Paese, ormai marginale, ha annunciato che cesserà i suoi attacchi nei prossimi giorni per favorire lo svolgimento del referendum de 2 ottobre. Il leader del gruppo, Pablo Beltran, ha spiegato che alcuni aspetti dell’accordo non convengono all’Eln, ma che comunque loro «non saranno un ostacolo» per l’implementazione dell’intesa. La cerimonia si è svolta nel cortile centrale del Centro di Conferenze. Più di 2.500 invitati; quindici presidenti; 27 ministri degli Esteri – per l’Italia, il vice-ministro Mario Giro. Dress code: bianco. È iniziata alle 17 (ora locale): in programma l’inno nazionale cantato da una banda musicale di bambini, l’omaggio alle vittime della violenza, quindi la firma della pace. Sottoscritta con un “baligrafo”: una pallottola (bala) trasformata in penna per «rappresentare la transizione verso l’educazione e il futuro», ha spiegato Santos. Hanno partecipato i rappresentanti delle vittime del conflitto. E particolare rilievo è stato riconosciuto ai Paesi che hanno contribuito direttamente al lungo negoziato – Norvegia, Cuba, Cile, Venezuela – e ai protagonisti che l’hanno sostenuto – Santa Sede, Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite. Il cardinale Pietro Parolin ha presieduto una cerimonia liturgica per la riconciliazione del popolo colombiano nella chiesa di san Pedro Clavier, nel centro della città. E in tutte le chiese del Paese si sono tenuti riti e celebrazioni religiose.La Comunità di Sant’Egidio era presente a Cartagena con una delegazione. Nella lettera di invito a partecipare giunta alla Comunità è stato ricordato il «grande supporto» offerto «sin dall’inizio del processo negoziale ». Sant’Egidio ha espresso soddisfazione per l’accordo. Dimostra che «la pace è sempre possibile », anche quando la distanza tra le parti sembra incolmabile.
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