giovedì 24 marzo 2016
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Lo chiamano la «firma del Daesh in Europa»: il Tatp, l’esplosivo artigianale che ha seminato sangue a Parigi lo scorso novembre e probabilmente anche l’altro ieri a Bruxelles. Quindici chili ne sono stati trovati nel covo dei kamikaze martedì a Schaerbeek, insieme a 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori, una valigia piena di chiodi e viti e atro materiale. È bianco, sembra zucchero. È composto di perossido di acetone triciclico, si fabbrica con prodotti chimici facilmente reperibili, come appunto l’acetone per le unghie e lo scolorante per capelli. E, con l’aggiunta di chiodi o simili, è destinato a colpire al massimo le persone, non le strutture. I jihadisti di ogni fazione lo usano dagli anni ’80: è stato soprannominato la «Madre di Satana», perché a causa della sua alta instabilità è costato la vita a diversi artificieri che lo assemblavano. In Europa fa la sua prima apparizione clamorosa negli attentati di Londra del 2005, 52 i morti. Poi l’attentato di matrice cecena alla Maratona di Boston nel 2013. Dopo gli attacchi in Francia del gennaio 2015 contro Charlie Hebdo e il supermarket kosher, cinque ceceni furono arrestati in blitz tra Béziers e Saint-Jean-de-Védas, dove furono trovati 100 grammi di Tatp. La stessa sostanza fu trovata addosso al kamikaze del Comptoir Voltaire, Brahim Abdeslam (fratello di Salah), collegata a una batteria alcalina da 9 volt, probabilmente parte del detonatore. Ma tracce di Tatp furono trovate in tutti i luoghi colpiti il 13 novembre, dal Bataclan allo Stade de France, e in uno dei covi alla periferia della capitale francese. Ancora Tatp fu trovato, insieme alle impronte di Salah Abdeslam, nel covo di Schaerbeek – scoperto il 9 dicembre – dove il terrorista in fuga tornò subito dopo la mattanza di novembre.
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