martedì 19 luglio 2016
La moglie Melania sponsor di Trump con le donne. Dopo la nuova uccisione di agenti di polizia a Baton Rouge, il tema della riunione è virato sulla necessità di maggior ordine. Tra gli interventi quelli dell’ex sindaco di New York Giuliani e del governatore Christie.
La Convention cambia: «Un'America più sicura»
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Sette mesi dopo i primi macchinosi caucus nel gelido Iowa, i repubblicani hanno lanciato dall’Ohio lo sprint finale del loro tentativo di riprendersi la Casa Bianca, insediandovi un uomo d’affari, magnate del mattone e protagonista di reality entrato in politica poco più di un anno fa. Da ieri a Cleveland, la capitale del rock and roll ma anche una metropoli in declino più serio di Detroit e con enormi sacche di povertà, circa 2.500 delegati selezionati durante le primarie in 50 Stati si sono riuniti in una specie di disco volante di cemento che prende il nome di una società di mutui e prestiti, la Quicken Loans, per l’atto finale della selezione. La «Q», come viene chiamata l’arena, è normalmente casa della squadra di pallacanestro dell’Nba Cleveland Cavaliers, ma per quattro giorni farà da sfondo ai molteplici sforzi dei parenti e dello staff di Donald Trump di presentarlo agli americani con un volto più “familiare” e “presidenziale” di quello che ha mostrato finora al pubblico oltre che di «espandere il suo messaggio». Fallito invece il tentativo di un gruppo di delegati anti- Trump di impedire al tycoon di fare la sua dichiarazione di apertura e di procedere alla votazione per appello nominale uno Stato alla volta. In segno di protesta la fazione «dissidente» ha deciso di allontanarsi dalla Convention. All’interno dell’arena, lo slogan «Make America great again», appena montato in caratteri da tre metri da una squadra di operai sopra il palcoscenico, ieri è stato piegato a incorporare la reazione di Trump alla seconda uccisione a freddo di agenti di polizia negli Usa in meno di quindici giorni, quella avvenuta domenica a Baton Rouge, diventando «Make America safe again»: rendiamo di nuovo sicura l’America.  La prima giornata di lavori, che secondo il programma originario avrebbe dovuto concentrarsi sull’attacco terroristico del settembre 2012 all’ambasciata americana a Bengasi, in Libia, per mettere in evidenza possibili mancanze dell’allora segretario di Stato Hillary Clinton, è diventata un richiamo alla legge e all’ordine in un Paese che, secondo Trump «è diviso, senza controllo e non abbastanza duro», a causa della «mancanza di un vero leader ». Nella scaletta degli interventi i posti d’onore sono stati ceduti a Rudolph Giuliani, a Chris Christie e allo sceriffo di Milwaukee, David Clarke, un forte sostenitore del diritto di portare armi liberamente, oltre che a senatori opposti a una riforma dell’immigrazione. Giuliani, il sindaco dell’11 settembre e della tolleranza zero a New York, ha enfatizzato il bisogno di un ritorno a una «leadership di polso», accusando Barack Obama di non aver saputo tenere testa all’avanzata del Daesh e di aver legittimato la violenza nei ghetti neri che, a suo dire, è causata esclusivamente da una mancanza di senso della responsabilità e dall’assenza di troppo padri. Giuliani ha anche definito «razzista» il movimento “Black lives matters”, nato per protestare contro l’eccesso di violenza della polizia nei confronti degli afroamericani. Il governatore del New Jersey, Christie, pur essendosi visto preferito il governatore dell’Indiana Mike Pence nella scelta del numero due nel ticket repubblicano, ha presentato Trump come la risposta ai problemi di sicurezza del Paese, sia dagli attacchi terroristici, che ha collegato allo scarso controllo dei confini degli Usa e all’ingresso di troppi immigrati senza documenti, sia da quelli nelle metropoli, dove a suo dire le forze dell’ordine devono usare tattiche più inflessibili. Intanto la polizia (sia di Cleveland, che ha dispiegato 500 agenti per la Convention, sia di numerose città d’America, dalla California al Colorado) e gli uomini dei servizi segreti circondavano l’arena di alte barriere di metallo e ne pattugliavano le strade circostanti con una presenza che superava di gran lunga quella dei passanti, dai quali ricevevano spesso applausi e strette di mano in solidarietà per i brutali attacchi subiti dal loro colleghi in Texas e Louisiana.  Non lontano, a meno di un chilometro dalla «Q», un capannello di agenti monitorava gli uffici della campagna democratica di Hillary Clinton, che dal suo quartier generale di Cleveland sta conducendo una “contro-Convention' dal titolo «Siamo migliori di così». Ma la vera attrazione di ieri alla Convention del Gop è stata la moglie di Trump, Melania. Dopo essersi tenuta lontana da comizi e interviste, la signora è comparsa sul palco in prima serata tv per parlare del marito come di un uomo sensibile e attento, non come il «nemico delle donne» o il datore di lavoro maschilista che i suoi critici hanno dipinto. Con uno strappo alla tradizione, lo stesso candidato (che di solito arriva alla Convention solo l’ultimo giorno) ha preso posto sul podio per presentare la consorte, creando l’immagine di un compagno premuroso. Se i potenziali elettori, repubblicani, indipendenti e indecisi, si saranno fatti conquistare dalle parole dell’ex top model slovena, la prima giornata della Convention sarà stata per Trump un successo.
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